Sette anni fa se ne andava Teodoro Buontempo, l’uomo di cui tutti avrebbero voluto essere amici

24 Apr 2020 11:21 - di Antonio Pannullo
buontempo consegna simbolo

Cosa si può dire di Teodoro Buontempo che in questi lunghi sette anni dalla sua scomparsa non sia stato ancora detto? Forse ancora tantissimo, perché lui era una presenza costante a Roma, conosceva tutti quelli della comunità missina, ma proprio tutti. Forse nessun altro esponente politico aveva una serie di contatti così capillare e anche così radicata come aveva lui. E non certo per le cariche o il ruolo, no. Lui da sempre aveva buoni rapporti con tutti, godeva da sempre della fiducia di tutti in ogni quartiere, dal Tiburtino ai Parioli, ovunque andasse era ascoltato e aiutato.

Buontempo trovava amici ovunque

Questa forse fu la cosa che più lo caratterizzò, questo suo avere “buona stampa” ovunque. Qualunque iniziativa volesse intraprendere, c’era sempore qualcuno che si metteva a disposizione, qualcun altro che gli prestava il furgone, e qualcun altro che lo accompagnava dove doveva andare. Qualunque cosa facesse, qualsiasi impresa iniziasse, trovava in ogni luogo camerati disponibili. Anche e soprattutto nei quartieri difficili, nelle zone rosse. Che allora volevano dire un’altra cosa rispetto al triste significato odierno.

Certo, aveva le sue idee, seguiva il suo percorso, faceva scelte precise, ma mai ebbe dei nemici autentici all’interno del Msi. Anche quelli che erano dalla parte opposta rispetto alla sua, lo rispettavano e alla fine gli volevano bene. Questo è forse il più grande mistero della sua personalità. Che non era aggressiva, o faziosa, al contrario, dialogava con tutti, cercava di convincere e se non era convinto lui di qualcosa, chiedeva di convencerlo. Sembra strano, ma è così. Ascoltava le opinioni e le idee di tutti. E se dicevi una fesseria non ti prendeva in giro, non ti insultava, ma ti faceva capire dove e perché sbagliavi.

Teodoro organizzatore di successo

In compenso, tutte le sue iniziative trovavano consenso e se organizzava qualcosa, si può essere certi che sarebbe stata un successo. Chi non ha vissuto quegli anni irripetibili e terribili, non può capire di cosa stiamo parlando, e dispiace. per quello che si sono persi. Teodoro era uno che faceva politica h24, come si dice oggi. Era un punto di riferimento. perché era sempre da qualche parte a fare qualcosa. Aveva moltissimi amici e camerati, ma nessuno vicinissimo, tranne forse Guido Morice e, in anni successivi, Francesco Storace. Teodoro aveva una specie di pudore, ad aprirsi, non era incline alle confidenze personali. Sapeva stare con tutti, stava con tutti, ma manetenne sempre una sfera privata, inviolabile, che nessuno, tranne la moglie Marina, conosce.

Sì, aveva un suo gruppo ristretto, i ragazzi di via Sommpacampagna, con i quali trascorreva più tempo che con gli altri, e poi c’erano i dirigenti del partito, con i quali però non legò mai più di tanto, nonostante loro lo stimassero e in un certo modo lo temessero. Non lui, naturalmente, ma le sue iniziative improvvise, poco ortodossee destabilizzanti. E lo dimostrò in più occasioni.

“Aiutami a scaricare il furgone”

Come quella mattina, sarà stato il 1976, quando piuttosto presto si presentò con un camioncino sotto casa di Raoul, uno dei pochi del suo cerchio magico, e gli citofonò. Allora non c’erano i cellulari. Raoul abitava a venti metri dalla sede della Federazione provinciale del Fronte della Gioventùdi via Sommacampagna, in via San Martino della Battaglia. Teodoro aveva nel camioncino tutta l’attrezzatura, usata, rimediata, per realizzare una radio libera, che sarebbe stata Radio Alternativa, e voleva qualcuno che l’aiutasse a scaricare. Così, improvvisamente e semplicemente.

Buontempo creò Radio Alternativa

Insomma, senza dire nulla a nessuno, da solo, aveva avuto quest’idea di fare una radio, magari dopo averci pensato una notte insoanne, e il giorno dopo aveva dato inizia al progetto. Chi passava da via Sommacampagna, in quegli anni era un porto di mare, vedeva quello che stava succedendo e lo aiutava, si metteva alavorare con lui. Magari a fissare i contenitori di cartone delle uova sulle pareti, così da insonorizzare l’ambiente. Ora su quell’esperineza si sono scritti libri, articoli, ma nessuno sa quanto fu estemporanea la cosa.

Buontempo era una di quelle persone di cui tutti volevamo essere amici, avremmo dato chissà cosa per avere la sua fiducia e amicizia, e non sapevamo perché. Oggi che non è più fisicamente tra noi, tutti lo ricordiamo con affetto e rimpianto. I social, questa nuova forma di comunicazione moderna, lo ricordano in questa giornata triste. Ognuno di noi, ed eravamo migliaia, ricordano un fatto, un episodio, un’iniziativa, un’azione attivistica, una giornata con lui, un caffè o una cena in sua compagnia. Ma come tutte le persone speciali, Buontempo era un solitario. Un solitario che sapeva stare in compagnia come pochi altri. Per questo gli abbiamo voluto bene. Tutti.

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  • Francesco 24 Aprile 2020

    ✋?