Una speranza contro il Covid19 dal farmaco che combatte i tumori alla prostata

23 Apr 2020 15:02 - di Redazione

Nella battaglia contro il coronavirus c’è una nuova notizia che riguarda un farmaco che sarebbe utile per sconfiggere l’insidiosa malattia: si tratterebbe di un farmaco per disfunzioni alla prostata. La notizia sarà approfondita sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine .

In pratica si è scoperto che il coronavirus utilizza un vettore-enzima per entrare nelle cellule da infettare, che è lo stesso enzima che viene inibito dai farmaci contro il tumore alla prostata. Infatti, si è constatata una seria correlazione nei pazienti trattati per il cancro alla prostata: chi è stato trattato con questo farmaco non ha avuto problemi di coronavirus.  In Veneto si sta lavorando su questa ipotesi  grazie alla  Fondazione per la Ricerca Biomedica Avanzata guidata dal professor Mario Pagano e all’Istituto Veneto di Medicina Molecolare in collaborazione con l’Università di Padova e la Regione Veneto.

Prima ancora che in Veneto si approfondisse la ricerca su questa ipotesi  ne aveva scritto un giovane ricercatore di Monza, Simone Mosca, in uno studio intitolato “Potential Beneficial Role Of 5α-Reductase Inhibitors (5-ARIs) In Patients With Coronavirus Disease 2019 (Covid-19)”.

Simone Mosca è un giovane studioso e ricercatore, non ancora quarantenne, plurilaureato in Biotecnologie, Farmacia e Chimica presso le Università di Milano e di Pavia e che ha maturato un prestigioso curriculum di ricerca tra Berlino (presso il Max-Planck Institute for Colloids and Interfaces), San Diego (presso lo Scripps Research Institute) e Basilea, come postdoc scientist presso la Novartis. Contattato da Orwell.live, Mosca ha spiegato così i punti base della sua teoria.
“Il primo è una presunta correlazione, sotto diversi aspetti, del Covid-19 con ormoni androgeni e condizioni o patologie derivate (prostatiche e calvizie, in primis). Il secondo è l’ampio utilizzo di farmaci consolidati per queste condizioni, con conseguente vantaggio rispetto allo sviluppo di nuovi farmaci specifici per il nuovo coronavirus in termini di tempistiche di sviluppo, conoscenza del profilo farmacologico ed effetti collaterali, nonché di dati già disponibili relativi all’ampio numero di pazienti che li assumono regolarmente o, comunque, con essi trattati: su base statistica, numerosi di questi dovrebbero figurare fra i positivi o quantomeno hanno avuto contatti con soggetti affetti da Covid-19”.

Naturalmente per verificare tale ipotesi di lavoro c’è bisogno di una sperimentazione utile a  valutare i dati relativi a diverse classi di farmaci impiegati per le condizioni e le patologie androgeno dipendenti. Una sperimentazione che potrebbe presto partire in Veneto e che è stata già annunciata con toni entusiasti dal governatore Luca Zaia.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *