Vauro, sempre peggio: «Ma quale coronavirus, la vera tragedia è quella dei migranti»

10 Apr 2020 16:25 - di Renato Fratello
Vauro

«La satira non deve fermarsi di fronte al coronavirus». L’epidemia è soltanto una delle tante tragedie. Non meno grave degli immigrati morti nel Mediterraneo, dice Vauro Senesi in un‘ intervista all’Agi. «Non ho mai capito bene questa storia dei limiti, sia in periodi drammatici sia in altri periodi – spiega – tra l’altro ogni periodo ha la sua drammaticità questa è solo una tragedia che ci riguarda da vicino ma non è di certo la prima tragedia». Per esempio, continua il vignettista, «i morti sul lavoro sono mediamente tre alla settimana. Ci sono tragedie alle quali siamo abituati e non consideriamo tragedie. Il mar Mediterraneo è diventato una fossa comune e non la viviamo come una tragedia», aggiunge.

Vauro: «C’è un malinteso patriottismo»

E ancora: «Quando parlo di conformismo parlo proprio di questo, è diventato purtroppo una sorta di senso comune che ci siano temi che sono sacri. Per l’opinione pubblica fare satira sul coronavirus significa offendere i morti; questo è un mantra che posso valutare solo attraverso le minacce che mi arrivano».  Vauro poi dice: «Qui siamo arrivati a cittadini che fanno delazioni su quello che supera i 300 metri da casa sua. Siamo convintamente chiusi in casa e chiamiamo questo “resistenza”, l’apoteosi del ricatto, che è un ricatto tutto politico: sicurezza in cambio di libertà. Ecco, la satira è questo: cercare di raccontare altro. Io ci provo, non so con quanto successo, a guardare le reazioni indignate direi con molto successo. Mi potrei anche montare la testa. Cerco di uscire da questo clima di malinteso patriottismo, che poi come al solito, chissà perché, insieme al patriottismo marciano sempre delle visioni autoritarie della società».

Le vignette dall’Iraq e dall’Afghanistan

E infine: «Io ho fatto vignette dall’Iraq, sotto i bombardamenti, dall’Afghanistan sotto i bombardamenti; certo quelle non erano valutate come tragedie perché avvenivano lontano, io però non ero lontano, ero là. Sento che viene usata costantemente questa orrenda metafora: “siamo in guerra”, chi la usa in guerra non c’è mai stato. Io purtroppo sì».

Commenti

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  • aldo 11 Aprile 2020

    il Generale Patton aveva ragione! Due sul giappone erano troppe, ne bastava una, ma la seconda era per Mosca!!!!!

  • roberto 10 Aprile 2020

    caro vauro,la tua descrizione dei fatti mi trova pienamente in accordo, la vera differenza fra me e quelli come te sta nel fatto che io la guerra lo fatta e la rifarei solo per non avere più a che fare con quelli come te, che vogliono insegnare come comportarsi agli altri,sei per caso un obbiettore di coscienza?,strano che non sei in quarantena,come buona parte dei tuoi amici politici sinistroidi,povero Berlinguer tanto lavoro per niente.

  • remo balestra 10 Aprile 2020

    Caro VAURO, se sei andato a fare il reporter di guerra, è stata una tua scelta e ben pagata…la tratta degli schiavi teoricamente è stata abolita, ma in realtà è attuale,della quale i suoi compagni sanno gestirla in chiave umanitaria,con grandi profitti, poi una volta imbarcati , come andrà a finire sai quanto gliene può fregare ?????ci pensano i compagni delle ONG, con lauto compenso.

  • Ciccio 10 Aprile 2020

    Cornuto
    PS: spero che mi quereli

  • Daniele 10 Aprile 2020

    Vauro vaffanculo!!