Autostrade, entro il 30 giugno va presa una decisione. Ma il governo brancola nel buio
La questione della concessione alla società Autostrade per l’Italia, in una nazione occidentale, sarebbe stata risolta da tempo. L’Italia è occidente, ma la nostra cultura è – come amano dire i sapienti – mediterranea. A me pare più che mediterranea, magrebina. Tuttavia, questa vicenda della Aspi è arrivata al capolinea. Ovviamente consideriamo ciò che c’è oggi – lasciando perdere perciò il passato e prendendo atto della situazione ereditata – e che la società autostradale è un soggetto economico importante nel sistema italiano.
Oltre 10mila maestranze lasciate nell’incertezza
Dopo il crollo del ponte di Genova, l’Autorità di Regolazione dei Trasporti ha proposto una soluzione di mediazione che è tecnicamente e politicamente ineccepibile. E che dovrebbe permettere di portare a conclusione il periodo concessorio. Ma oggi, a due anni da quella tragedia, in presenza di un imperativo di legge, l’art. 35 del Milleproroghe, e in presenza di una scadenza non più prorogabile (cioè il 30 giugno), peraltro contenuta nella Convenzione Unica, il governo non ha ancora deciso cosa fare. Il governo non pare nemmeno disponibile a dare una risposta alle oltre diecimila maestranze del gruppo e, neanche sensibile a tranquillizzare i mercati, adottando un atteggiamento di rispetto allo Stato di diritto che evidentemente per l’avvocato del popolo è una sua libera interpretazione, ovvero del suo dante causa (in giurisprudenza- il soggetto che trasmette il diritto) cioè il partito del vaffa del comico Grillo.
Per Autostrade una rigorosa applicazione delle leggi
Infatti il tema a questo punto, anche per rendere giustizia alle vittime del Ponte di Genova e agli italiani, dovrebbe essere l’applicazione rigorosa delle leggi. Se il governo ritiene che la società Autostrade per l’Italia è inadempiente fa bene a cacciarla. Con essa dovrebbe licenziare anche tutte quelle figure che negli anni hanno avuto la responsabilità dei controlli, prima in Anas e poi al Ministero delle Infrastrutture, che mi pare siano a tutt’oggi seduti sulle loro poltrone. Ma se non è in grado di dimostrare che la società Autostrade, non ha rispettato gli impegni contrattuali, allora il governo dovrebbe prenderne atto e evitare di esporre lo Stato per 23 miliardi, perché tanti sono i soldi che potrebbe essere obbligata a sborsare ad Aspi.
Il tema caldo delle tariffe
Infine il governo farebbe bene a concentrarsi sui temi dell’attualità, perché le società autostradali cominciano a chiedere un adeguamento tariffario per i mancati incassi, dovuto alla perdita di traffico per Covid19. Infine mi pare che gli utenti stiano riflettendo sulla necessità di avanzare una richiesta di indennizzo per i rallentamenti da traffico che i cantieri in autostrada stanno producendo e che hanno ridotto lunghe tratte autostradali simili a percorsi di gimkana. Ma anche per una tariffa che è calcolata secondo un livello di servizio della strada, che comprende molti lavori che non sono mai stati eseguiti e che materialmente non sono usufruibili dall’utenza.