Autostrade, entro il 30 giugno va presa una decisione. Ma il governo brancola nel buio

25 Mag 2020 18:37 - di Giuseppe Menardi
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La questione della concessione alla società Autostrade per l’Italia, in una nazione occidentale, sarebbe stata risolta da tempo. L’Italia è occidente, ma la nostra cultura è – come amano dire i sapienti – mediterranea. A me pare più che mediterranea, magrebina. Tuttavia, questa vicenda della Aspi è arrivata al capolinea. Ovviamente consideriamo ciò che c’è oggi – lasciando perdere perciò il passato e prendendo atto della situazione ereditata – e che la società autostradale è un soggetto economico importante nel sistema italiano.

Oltre 10mila maestranze lasciate nell’incertezza

Dopo il crollo del ponte di Genova, l’Autorità di Regolazione dei Trasporti ha proposto una soluzione di mediazione che è tecnicamente e politicamente ineccepibile. E che dovrebbe permettere di portare a conclusione il periodo concessorio. Ma oggi, a due anni da quella tragedia, in presenza di un imperativo di legge, l’art. 35 del Milleproroghe, e in presenza di una scadenza non più prorogabile (cioè il 30 giugno), peraltro contenuta nella Convenzione Unica, il governo non ha ancora deciso cosa fare. Il governo non pare nemmeno disponibile a dare una risposta alle oltre diecimila maestranze del gruppo e, neanche sensibile a tranquillizzare i mercati, adottando un atteggiamento di rispetto allo Stato di diritto che evidentemente per l’avvocato del popolo è una sua libera interpretazione, ovvero del suo dante causa (in giurisprudenza- il soggetto che trasmette il diritto) cioè il partito del vaffa del comico Grillo.

Per Autostrade una rigorosa applicazione delle leggi

Infatti il tema a questo punto, anche per rendere giustizia alle vittime del Ponte di Genova e agli italiani, dovrebbe essere l’applicazione rigorosa delle leggiSe il governo ritiene che la società Autostrade per l’Italia è inadempiente fa bene a cacciarla. Con essa dovrebbe licenziare anche tutte quelle figure che negli anni hanno avuto la responsabilità dei controlli, prima in Anas e poi al Ministero delle Infrastrutture, che mi pare siano a tutt’oggi seduti sulle loro poltrone. Ma se non è in grado di dimostrare che la società Autostrade, non ha rispettato gli impegni contrattuali, allora il governo dovrebbe prenderne atto e evitare di esporre lo Stato per 23 miliardi, perché tanti sono i soldi che potrebbe essere obbligata a sborsare ad Aspi.

Il tema caldo delle tariffe

Infine il governo farebbe bene a concentrarsi sui temi dell’attualità, perché le società autostradali cominciano a chiedere un adeguamento tariffario per i mancati incassi, dovuto alla perdita di traffico per Covid19. Infine mi pare che gli utenti stiano riflettendo sulla necessità di avanzare una richiesta di indennizzo per i rallentamenti da traffico che i cantieri in autostrada stanno producendo e che hanno ridotto lunghe tratte autostradali simili a percorsi di gimkana. Ma anche per una tariffa che è calcolata secondo un livello di servizio della strada, che comprende molti lavori che non sono mai stati eseguiti e che materialmente non sono usufruibili dall’utenza.

 

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