Colombia, bufera sull’intelligence militare per il monitoraggio di giornalisti e politici in rapporto con le Farc
Giornalisti stranieri, soprattutto americani, ma anche ex-ministri, politici, generali e sindacalisti sarebbero stati monitorati dall’intelligence della Colombia.
È un’inchiesta del settimanale ‘Semana‘ a sostenere di aver scoperto una vera e propria attività di dossieraggio condotta su oltre 130 persone in Colombia.
Va detto che Semana è un settimanale di centrosinistra. Ed è all’opposizione rispetto al presidente Ivan Duque.
Il monitoraggio sarebbe avvenuto fra febbraio ed i primi giorni di dicembre dello scorso anno. E le persone indicate da “Semana” sono state monitorate dall’intelligence militare colombiana per le loro attività “sospette”.
Il magazine sostiene di aver interpellato, per la sua inchiesta denominata ‘I file segreti‘, oltre 10 fonti per realizzare la sua inchiesta.
La sintesi è che, per quasi un anno, l’intelligence della Colombia, attraverso strumenti informatici e software, avrebbe effettuato ricerche. E raccolto “tutte le informazioni possibili” sui suoi “obiettivi”.
Informazioni che, poi, confluivano in rapporti completi di numeri di telefono, indirizzi di residenza e lavoro, email. Ma anche notizie su amici, familiari e colleghi. Un vero e proprio ‘dossieraggio’. Che prendeva di mira, secondo ‘il magazine dell’opposizione‘ , esponenti sospettati di attività in contrasto con quelle del governo.
Fra le 130 persone ci sarebbero diversi giornalisti statunitensi.
Tra i reporter finiti nel mirino degli 007 della Colombia figura l’ex-corrispondente nel Paese sudamericano del New York Times, Nicholas Casey.
Nel dossier sul giornalista, sottolinea il settimanale, sono state elencate le sue possibili fonti, foto delle persone con cui è stato in contatto per motivi personali e professionali. E prove di suoi possibili collegamenti con “aree di influenza delle Farc“, le Forze Armate Rivoluzionarie Comuniste. Che, per anni, hanno compiuto attentati, omicidi efferati ed estorsioni in Colombia. Una “guerra” rivoluzionaria che in 50 anni ha provocato 220mila morti e 6 milioni di sfollati.
Oltre a Casey, figura nell’elenco Juan Forero, oggi a capo della redazione del The Wall Street Journal in Colombia.
Il suo caso, secondo ‘Semana‘, è esemplificativo delle attività svolte dall’intelligence militare. Nella sua ‘cartella’, infatti, figura anche una foto di suo padre.
Nella lista c’è anche John Otis, corrispondente dall’America Latina della Npr, la National Public Radio.
E ancora il fotografo Stephen Ferry ed il fotoreporter Lindsay Addario, autore di un servizio sull’Esercito di liberazione nazionale.
Ma anche i giornalisti colombiani non sarebbero sfuggiti al controllo dell’intelligence militare. Come Daniel Coronell, presidente di Univision news, Yolanda Ruiz, di radio Rcn, Maria Alejandra Villamizar, analista di Noticias Caracol, Gina Morelo di El Tiempo e Ignacio Gomez di Noticias Uno.
Fra gli oltre 130 monitorati spicca il nome dell’attuale ambasciatore della Colombia in Vaticano nonché ex-vice ministro della Difesa, Jorge Mario Eastman Robledo.
Tra le personalità più in vista che farebbero parte dell’elenco anche il colonnello in pensione Cesar Castano. Che fece parte del team che negoziò l’accordo di pace con le Farc a L’Avana.
Il ministro della Difesa della Colombia, Carlos Holmes Trujillo ha annunciato di aver rimosso dieci ufficiali dell’esercito colombiano. E un generale di brigata si è dimesso spontaneamente.
Secondo il Comando generale delle forze militari della Colombia le “denunce” sul “presunto uso irregolare delle capacità dell’intelligence militare” erano già “note da alcuni mesi”.
Da qui la decisione di procedere con “la politica istituzionale della tolleranza zero nei confronti di comportamenti che si pongono al di fuori della legge”. E di avviare, a seguire, “l’apertura di un’indagine disciplinare”.