Contraste – Milano
12 Mag 2020 0:01 - di Redazione
Contraste
Via Giuseppe Meda, 2 – 20136 Milano
Tel. 02/49536597
Sito Internet: www.contrastemilano.it
Tipologia: ricercata
Prezzi: menù degustazione 120/150€
Giorno di chiusura: aperto solo la sera, tranne la Domenica che è aperto solo a pranzo; Martedì
Giorno di chiusura: aperto solo la sera, tranne la Domenica che è aperto solo a pranzo; Martedì
OFFERTA
Un buco della serratura posto al centro della parete (la loro “cucina a vista”, come amano definirla) e una scultura che ammonisce al silenzio sono solo due delle particolarità del ristorante guidato da Matias Perdomo, chef eclettico e capace. Dal suo menù non è possibile scegliere à la carte, ma solo attraverso due percorsi degustazione, di cui uno con i piatti descritti (120€) e l’altro no (150€), in quanto lascia mano libera allo chef che cerca di riflettere (da qui il nome Riflesso) i gusti del cliente. Una serie di riusciti appetizer predispone bene l’animo con il quale affrontare la cucina di Perdomo, fatta sì di pietanze ricercate, ma estremamente originali e spesso ben eseguite. Ci riferiamo, ad esempio, alla rosa di gamberi su salsa di ciliegie, oppure alla finta fragola di peperone che custodiva una tartare di vitello su salsa tonnata, o meglio ancora alla delicatissima crème brûlée di foie gras con marmellata di fichi. Questi sono stati preceduti da un altro misterioso benvenuto, ovvero una scatola con tanto di chiave per aprirla che conteneva una “sfogliatella” di zucchina con ricotta e pistacchio, una sarda in saor dalla forma sferica, ricoperta di gelatina di menta e una fresca anguria Campari a pulire il palato. L’inizio vero e proprio del nostro pasto è stato con seppia e piselli, un classico rivisitato, con il mollusco a formare due onde e i legumi freschi resi a crema, per poi proseguire con un abbinamento ardito e quanto mai riuscito: cozze, cacio e pepe, dove la spezia era sotto forma di schiuma e bilanciava egregiamente la sapidità del formaggio e del mollusco. Delicatezza e gusto rotondo per gli gnocchi di patate burro e salvia con piccole manine di barbabietola, mentre sul donut alla bolognese abbiamo qualche riserva vista la consistenza poco soffice della ciambella e il gusto che alla lunga stanca (forse ridurre la porzione e rendere più soffice l’impasto può aiutare). Superba l’animella con pesto di basilico e riccioli di noci di macadamia, esercizio di stile senza anima la pluma di maiale iberica con gocce di burrata e ricci di mare, dove l’abbinamento con il sapore iodato del riccio non convinceva per nulla. Un omaggio a Pulp Fiction di Tarantino è stato il dessert, nella pratica dei proiettili di cioccolato fondente, cumuli soffici di cocco a ricordare la “polvere bianca” e “sangue” di barbabietola. Decisamente più appagante la torta delle rose con gelato alla vaniglia con la quale fanno terminare il pasto a tutti i clienti, accompagnata semmai da un ottimo caffè dalla crema densa e striata.
Un buco della serratura posto al centro della parete (la loro “cucina a vista”, come amano definirla) e una scultura che ammonisce al silenzio sono solo due delle particolarità del ristorante guidato da Matias Perdomo, chef eclettico e capace. Dal suo menù non è possibile scegliere à la carte, ma solo attraverso due percorsi degustazione, di cui uno con i piatti descritti (120€) e l’altro no (150€), in quanto lascia mano libera allo chef che cerca di riflettere (da qui il nome Riflesso) i gusti del cliente. Una serie di riusciti appetizer predispone bene l’animo con il quale affrontare la cucina di Perdomo, fatta sì di pietanze ricercate, ma estremamente originali e spesso ben eseguite. Ci riferiamo, ad esempio, alla rosa di gamberi su salsa di ciliegie, oppure alla finta fragola di peperone che custodiva una tartare di vitello su salsa tonnata, o meglio ancora alla delicatissima crème brûlée di foie gras con marmellata di fichi. Questi sono stati preceduti da un altro misterioso benvenuto, ovvero una scatola con tanto di chiave per aprirla che conteneva una “sfogliatella” di zucchina con ricotta e pistacchio, una sarda in saor dalla forma sferica, ricoperta di gelatina di menta e una fresca anguria Campari a pulire il palato. L’inizio vero e proprio del nostro pasto è stato con seppia e piselli, un classico rivisitato, con il mollusco a formare due onde e i legumi freschi resi a crema, per poi proseguire con un abbinamento ardito e quanto mai riuscito: cozze, cacio e pepe, dove la spezia era sotto forma di schiuma e bilanciava egregiamente la sapidità del formaggio e del mollusco. Delicatezza e gusto rotondo per gli gnocchi di patate burro e salvia con piccole manine di barbabietola, mentre sul donut alla bolognese abbiamo qualche riserva vista la consistenza poco soffice della ciambella e il gusto che alla lunga stanca (forse ridurre la porzione e rendere più soffice l’impasto può aiutare). Superba l’animella con pesto di basilico e riccioli di noci di macadamia, esercizio di stile senza anima la pluma di maiale iberica con gocce di burrata e ricci di mare, dove l’abbinamento con il sapore iodato del riccio non convinceva per nulla. Un omaggio a Pulp Fiction di Tarantino è stato il dessert, nella pratica dei proiettili di cioccolato fondente, cumuli soffici di cocco a ricordare la “polvere bianca” e “sangue” di barbabietola. Decisamente più appagante la torta delle rose con gelato alla vaniglia con la quale fanno terminare il pasto a tutti i clienti, accompagnata semmai da un ottimo caffè dalla crema densa e striata.
AMBIENTE
Al candore della sala fanno da contraltare i grandi lampadari di silicone rosso; tavoli ben dimensionati e apparecchiati.
SERVIZIO
Professionale e cortese.
Recensione a cura di: Milano de La Pecora Nera – ed. 2020 – www.lapecoranera.net