Coronavirus, nel caos del governo tutto è affidato al caso. Anche gli starnuti
Dopo un breve periodo di rodaggio della cosiddetta fase 2, è giusto fare un bilancio seppur provvisorio (a consuntivo di ciò che è avvenuto) ed uno preventivo di cosa potrebbe accadere: in Italia, beninteso. Oramai è chiaro che l’Europa, oltre ad essere un continente delineato sulle carte geografiche, è di fatto solo un pezzo di carta, un trattato, e non l’Unione delle Nazioni che perseguono uno scopo comune.
Non c’è accordo neppure sulle modalità attraverso le quali i cittadini possano muoversi tra le nazioni; se debbano mantenere il distanziamento sui velivoli o sui treni, se debbano rispettare un periodo di quarantena, dopo aver attraversato il confine, oppure se debbano esibire una qualche certificazione medica di “buona salute”.
Tutto è affidato al caso, o meglio alla decisione di pochi, come al solito di nascosto dagli altri, che prenderanno nottetempo, senza lasciar intendere finalità e giustificazioni, se non a posteriori.
Questo è il mood, per usare un termine corrente, intendendosi con ciò, per essere chiari, l’atteggiamento di chi può decidere del destino altrui. L’Italia, che può vantarsi di essere un modello per molte cose – non certo per aver gestito l’emergenza sanitaria – eccelle anche nell’applicazione di questa modalità.
Cosa fosse la fase 1, si è capito (a stento) nella notte di un lontano sabato di Marzo, quando, colti dal panico, numerosi cittadini, prima che prendesse vita la norma anticipata da una apparizione, in seconda serata, dal Primo Ministro, hanno agguantato il primo treno, per l’originaria dimora, dopo aver frettolosamente improvvisato una valigia. In cosa consista la fase 2, non si è ancora ben capito. I tecnici nominati dal Governo lavorano alacremente (forse), per “suggerire” misura idonee a comporre il dilemma: salute o lavoro?
In attesa della applicazione per il tracciamento dei cittadini, ma prima ancora dei reagenti per affrontare il test che conferisca la petente di sanità, i cui dati dovranno essere inseriti nella APP, il comitato tecnico-scientifico ha elaborato alcune regole comportamentali che sicuramente sostengono la salute, ma contemporaneamente affliggono il lavoro, quindi l’economia.
Le misure adottate dal Governo col decreto rilancio, pubblicato a quasi due mesi dalla sua imminente presentazione rischiano di non entrare in vigore, se non dopo i macchinosi decreti attuativi.
Petrolio (Antivirus), la trasmissione di Rai1, andata in onda sabato sera, ha affrontato molti di questi argomenti, con notevoli spunti di approfondimento. Agli autorevoli ospiti, è stato offerto ampio spazio argomentativo.
Il Prof. Zangrillo – direttore dell’unità di anestesia e rianimazione dell’ospedale San Raffaele di Milano, sicuramente non allineato alle posizioni dominanti, con decisione, per alcuni, con supponenza, magari, per altri – avendo vissuto il dramma dell’emergenza sanitaria, ha rassicurato gli spettatori, circa la minor aggressività del Covid-19. Si è posto retoricamente alcuni quesiti sulle ragioni che hanno condotto il comitato tecnico-scientifico di cui si avvale il Governo ad assumere alcune norme comportamentali. Se uno starnuto, come ha descritto dal servizio poco prima trasmesso, con le sue particelle (eventualmente infette), percorre centinaia di metri, in pochi istanti, che senso dovrebbe avere mantenere la distanza di un metro?
Il limite di 37,5, per accedere ad un locale (pubblico o privato) è da ritenersi misura idonea, ad escludere altri soggetti potenzialmente infetti, come chi raggiunga, in quel momento, ad esempio, 37,3?
I modelli predittivi, quelli che la matematica elabora, vanno ponderati coi dati empirici, ma forse questo (ndr) è il limite imposto dal mood e dalla virologia, rivelatasi molto teorica.
Salute e lavoro non sono affatto antitetici; il problema è che da 50 anni sinistra e cattolici, e anche una parte della destra, li contrappongono, quasi come se chiudere le industrie, anzi addirittura chiuderci in casa fosse il modo migliore per vivere sani e a lungo. Siamo i più longevi al mondo, secondi solo ai giapponesi, quelli che si sono presi due bombe atomiche, ma siamo affetti da una follia collettiva.