Domani è il centenario di Karol Wojtyla, il papa mistico che cambiò la storia
Racconta lo scrittore cattolico Vittorio Messori che Papa Wojtyla non era semplicemente un uomo di fede. Ma era un uomo che aveva l'”evidenza” della fede. Era cioè un mistico. “Vedeva” quello che ai semplici credenti non era consentito di vedere. Tanto che, anche quando era anziano e malato, anche quando le forze lo stavano per abbandonare, passava -racconta sempre Messori- buona parte della notte in preghiera, nella cappella. E chi lo assisteva, a un certo punto, lo “costringeva” amorevolmente ad andare a riposare. È il misticismo la cifra più profonda, più intensa, più struggente del Pontificato di Karol Wojtyla. Del quale domani ricorre il centenario della nascita, essendo nato il 18 maggio del 1920 a Wadowice, 48 chilometri a Sudest di Cracovia.
Misticismo e visione profetica
Misticismo dunque. Glielo si leggeva nel volto piagato dalla sofferenza, soprattutto nell’ultima parte della sua vita. Il sacrificio e il dolore fisico accompagnano spesso le visioni del santo. È qui che risiede la dimensione profetica di Wojtyla, che non era semplicemente la capacità di prevedere il corso degli eventi storici, ma, ben più in profondità, il saper cogliere i segni dei tempi.
Misticismo e profetismo si legano, in Wojtyla, alla vocazione escatologica. La tensione cioè a leggere la storia alla luce delle Scritture sui “tempi ultimi”. Che poi rappresentano il destino dell’umanità illuminata dalla Rivelazione. Il destino dell’eterna lotta tra il Bene e il Male, che si concluderà con il trionfo del Bene, ma dopo passaggi traumatici, dopo la momentanea prevalenza dell’iniquità rappresentata dalla figura dell’Anticristo. Come tutti i mistici dalla sublime capacità di visione, Wojtyla voleva che l’ora dell’Anticristo fosse allontanata dalla vicenda dell’uomo. Di qui la sua ferma opposizione alle guerre, viste come grande serbatoio del Male.
Uomo che ha vissuto profondamente il Novecento, Giovanni Paolo II riuscì a superare la lettura storica del XX secolo (e anche quella metapolitica) nella dimensione escatologica. Per Wojtyla il ‘900 fu il secolo dominato dalla “cultura della morte”, rappresentata non solo dal nazismo e dal comunismo, ma anche da tutti gli oltraggi alla sacralità della vita perpetrati dalle ideologie nichiliste: dall’aborto all’eutanasia.
«Una mano materna ha deviato la traiettoria del proiettile»
L'”apocalittica” di Giovanni Paolo II è strettamente congiunta alle visioni di Fatima, tanto da legare a tali eventi la sua vicenda, quella dell’attentato subito in Piazza San Pietro per mano di Ali Agca. Il terrorista turco sparò contro il Papa alle ore 17.00 del 13 maggio 1981, sessantaquattresimo anniversario della prima apparizione della Madonna a Fatima. «Una mano ha premuto il grilletto, un’altra mano materna ha deviato la traiettoria del proiettile. E il Papa agonizzante s’è fermato sulla soglia della morte»: così affermò Wotjtyla parlando di quegli attimi drammatici.
Giovanni Paolo II si salvò. Ma, dopo l’attentato, la sua salute cominciò, di anno in anno, a peggiorare. E la grandezza della suatestimonianza fu anche questa: condurre la Chiesa con mano ferma e profetica anche durante la sofferenza.
Le 14 encicliche
Oltre che la visione profetica, di Karol Wojtyla rimane anche il grande magistero, scandito encicliche che hanno permesso alla Chiesa di affrontare le tempeste della storia e gli attacchi ideologici, gli errori, le mistificazioni del tempo a cavallo di due millenni. Con la prima, la Redeptor Hominis nel 1979, Giovanni Paolo II propone l’umanesimo cristiano in alternativa alle visioni antropologiche anti-religiose che dominano in quegli anni. Significativa, nel 1981, anche la Laborem Exercens, con la quale, unitamente alla Sollecitudo Rei Socialis (1987) e alla Centesimus Annus (del 1991), Wojtyla ripropone la dottrina sociale della Chiesa. In tutto saranno 14 le encicliche di Wojtyla. Tutte hanno scritto lastoriaal varco del Millennio. Ma spiccano quelle in cui la Chiesa ripropone il valore della verità sull’uomo: la Veritatis Splendor, L’Evangelium Vitae, Fides et Ratio.
L’impatto più forte della parola di Wojtyla sulla storia rimane certo la caduta del comunismo. Ma la profondità di questo evento non può essere compresa fino in fondo senza tener conto della dimensione mistifica e di quella profetica di un Papa che la Chiesa, non a caso, ha fatto santo dopo pochi anni la sua scomparsa dal mondo terreno.
Ci sono papi e papi, ma lui fu un vero Papa, uno tra pochi.