Hong Kong, finita la pandemia torna la repressione: lacrimogeni sui manifestanti
Finita la pandemia, torna la repressione a Hong Kong. E la polizia sparato con i gas lacrimogeni contro i manifestanti.
Accade in una delle più affollate zone di shopping a Hong Kong.
Mentre cresce il numero dei dimostranti scesi in strada contro i piani di Pechino. Quelli di imporre una legge sulla sicurezza nazionale che aggira il Parlamento locale.
Nella città le autorità hanno schierato veicoli blindati e idranti. Ancora prima che iniziassero le proteste. Con le forze di polizia pronte a fronteggiare proteste di massa. Le prime da quando Hong Kong è riuscita a riportare sotto controllo la pandemia da Coronavirus.
Mentre alcuni dimostranti ricavano sanpietrini dai marciapiedi, poliziotti in assetto antisommossa facevano spostare la gente o bloccavano le strade in formazione,. Determinati a consentire il traffico veicolare per quanto possibile.
È prevedibile che le manifestazioni si intensifichino durante la giornata di oggi.
La polizia ha diffuso due dichiarazioni in rapida successione.
Condanna i dimostranti per essersi riuniti, violando le leggi sul distanziamento sociale. Dopo gli appelli online alla mobilitazione. Che non è autorizzata dalle autorità.
La polizia ha anche invitato la popolazione ad evitare l’area. E a mettersi al riparo, per attuare operazioni di repressione contro i “rivoltosi”.
La città è in ebollizione per le leggi sulla sicurezza nazionale discusse nell’assemblea legislativa a Pechino.
Molti cittadini della ex-colonia ritengono che le leggi violino le libertà di cui gode la città semiautonoma. Poiché consentirebbero alle aziende cinesi di creare agenzie per la sicurezza.
I dimostranti possono essere multati e arrestati per violazione delle leggi sul distanziamento sociale. Come pure per assembramento illegale.
E potrebbero essere presto accusati di “terrorismo locale”. Un’accusa consentita dalla nuova legge sulla sicurezza nazionale, se passerà nell’assemblea legislativa.
Per le organizzazioni internazionali che si occupano di diritti umani, la legge comporterebbe la fine del principio “un Paese, due sistemi”.
Cioè l’intesa del 1997 attuata quando la Gran Bretagna ha passato il controllo della città alla Cina, che lasciava a Hong Kong un certo grado di autonomia.
La Chief Executive della città, Carrie Lam, e il presidente del Legco, il Consiglio legislativo, Andrew Leung, hanno accolto con favore la decisione.