La microbiologa Gismondo: «I contagi risaliranno, ci sarà un’inversione di rotta»
L’augurio d’obbligo è «speriamo di farcela». Ma nel “D-day” della fase 2 dell’emergenza coronavirus in Italia i timori non possono mancare. «Sento che le aziende che stanno ripartendo sono molto attente». Almeno sulla carta «tutti hanno capito che non attenersi alle misure di sicurezza significa farsi del male». Sono però «i trasporti pubblici la grossa preoccupazione» di Maria Rita Gismondo, che nei laboratori di Microbiologia clinica dell’ospedale Sacco di Milano il dramma Covid-19 l’ha visto nascere. E in quel padiglione 62 continua a passare i suoi giorni.
Gismondo: mi preoccupano i mezzi pubblici
È lì che risponde anche oggi: dobbiamo attenderci una risalita fisiologica dei contagi? «Sì, è probabile che ci sia un’inversione di rotta. Ma intervenendo tempestivamente», rassicura, «non ritorneremo al punto zero». Obbligo di guanti e mascherine, sedili alternati, bollini segnaposto per terra, la raccomandazione stringente di aspettare il vagone successivo se quello che passa è un po’ troppo pieno. Il nuovo “bon ton” dei mezzi pubblici è scritto. Ma «io resto preoccupata», ripete la direttrice di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze del Sacco.
«Temo che si finisca per derogare alle misure di sicurezza»
«Non credo che la gente possa osservare sui trasporti la misura consigliata di almeno un metro di distanza dagli altri. È vero che si è sviluppata più consapevolezza e che la responsabilità personale è maturata», dice la Gismondo. «Però ci sarà anche la paura di non arrivare in tempo al lavoro, il timore di perderlo. La preoccupazione è che tra dubbi vari le persone finiscano per derogare alle misure di sicurezza e che in troppi si ritrovino l’uno accanto all’altro. Mi auguro di no, ma questo», insiste, «è veramente il punto debole nelle grandi città».
Gismondo: bisogna intervenire tempestivamente
«La preoccupazione maggiore è per la Lombardia dove ancora i livelli di contagio non sono di massima sicurezza», osserva la Gismondo. «Ovviamente conosciamo molto meglio la situazione, sappiamo molto di più su questo virus. Tutti abbiamo gli elementi informativi per comportarci bene». La speranza è quindi che, «intervenendo tempestivamente con tamponi e isolamenti mirati non invertiremo mai la rotta fino a tornare al punto zero. La cosa importante», avverte la microbiologa, «è che ci sia una grandissima attenzione sugli eventuali sintomi, sugli eventuali nuovi casi positivi, perché solamente intercettandoli subito non avremo nuovi focolai».
Ma che senso ha ascoltare questa tizia? Era quella che a febbraio diceva “è poco più di un’influenza”, e poi si è “convertita” al verbo del sapere unico del virus di Burioni, Ricciardi e Brusaferro. Per favore datele una vanga, un orto e degli ortaggi da piantare. Almeno saprà rendersi utile…