Se dissenti sei matto. La storia di Dario Musso, ricoverato da 4 giorni in psichiatria. Sedato e legato (video)
Un caso atroce. Che sembra ambientato in qualche regime dittatoriale dell’America Latina. E non nella nostra Sicilia. La vittima è Dario Musso, un giovane di 33 anni. Un “signor nessuno” prima che la vicenda, quasi oscurata dai media, venisse raccontata dal fratello. Con un filmato diventato virale. Che ha suscitato sdegno e un corollario di domande senza risposte. E tanta rabbia. Come quella del blogger Cesare Sacchetti che decide di parlarne, a sua volta, in un video pubblicato su youtube.
La protesta di Dario Musso e il ricovero
Succede che sabato scorso, 2 maggio, Musso ha inscenato per le strade della sua città, Ravanusa una protesta sui generis contro la quarantena. Megafono in mano, all’interno della sua vettura, ha cominciato a gridare per dare la “sveglia” ai suoi concittadini. “Non c’è nessuna pandemia. Uscite, levatevi la mascherina. Aprire i negozi, entrate nei locali”. Opinabile o meno, dice nel video Sacchetti, l’uomo ha espresso il suo parere. Come gli consente la Costituzione. Non così per i carabinieri che lo hanno fermato. Bloccato, perquisito, Non così per gli operatori sanitari. Che lo hanno portato nell’ospedale di Canicattì. Reparto di psichiatria dove ancora si trova. Sedato, come dimostra la voce impastata nell’unico colloquio avuto telefonicamente con i familiari. Di pochi minuti.
Legato a un letto e sedato. Fino a quando?
Dario Musso, infatti, è stato sottoposto al cosiddetto trattamento sanitario obbligatorio. Il Tso, firmato dal sindaco della cittadina in provincia di Agrigento, Carmelo D’Angelo. Ma il ricovero “può essere eseguito solo se esistano alterazioni psichiche”. Se si guarda il video pubblicato dallo stesso Musso prima di essere placcato dai carabinieri si comprende che era assolutamente lucido. Sembra una persona, al contrario, ben consapevole dei rischi che sta correndo nel manifestare il suo dissenso. Guida la macchina. Non ha interdizioni. “Mi hanno circondato, bloccato. Ma io con il mio megafono ho detto quello che dovrebbero fare tutti. Ho detto al mio popolo di svegliarsi. Queste persone – dice rivolto agli agenti – sono miei fratelli. E si stanno facendo strumentalizzare”.
La protesta disperata del fratello avvocato
Da quel momento, Musso si trova nell’ospedale Barone Lombardo di Canicattì. Legato a un letto e con un catetere. Il fratello, Lillo Massimiliano, avvocato penalista, ha provato più volte ad entrare in contatto con lui. Ma i responsabili del reparto gli hanno ripetutamente negato la possibilità anche solo di parlargli al telefono. L’avvocato ha registrato le conversazioni avute dal 2 maggio in poi con gli operatori sanitari. Ogni volta che il fratello dell’uomo in ricovero coatto prova a chiamare gli viene data la stessa risposta. “Suo fratello sta dormendo”.
“Dopo il Tso illegale subito da mio fratello Dario, per ben quattro giorni non abbiamo potuto avere notizie”, spiega Massimiliano Musso. “Né sentire per telefono la sua voce. Ho dovuto combattere, subire umiliazioni, ingoiare rospi. Ma ora è tutto chiaro. Sono riuscito dopo quattro giorni a sentirlo per telefono. Il suo primo pensiero è stato: “Come sta mamma?”. È legato ad un letto. Sedato ma cosciente, con la flebo, con il catetere. Senza possibilità di andare in bagno, alimentato-imboccato dagli infermieri. Legato braccia e gambe al letto… Intervenga lo Stato!”.
Non possiamo restare indifferenti, dice Sacchetti che ha diffuso il video con l’appello. E ricorda come entro 48 ore dal ricovero, per legge, occorre la convalida del giudice del trattamento sanitario obbligatorio. Che non c’è stata. “Sulla base di cosa viene trattenuto in ospedale? Cosa fareste al posto della sua famiglia? Solo ieri la prima telefonata dei genitori e del fratello. “Stai bene?”, chiedono. Ma Dario risponde a fatica, farfuglia qualcosa. “Bevi? Mangi?”. Non ti preoccupare – gli dice il fratello – adesso scriviamo al giudice e ti facciamo uscire.
Assolutamente terrificante. Cose così possono succedere perché la magistratura ormai persegue solo i politici di parte avversa per essere ospitata dalla stampa e nemmeno il procuratore capo di pertinenza ha avuto il coraggio di alzare le corna dal tavolino su cui prende migliaia di euro tutti i mesi per tutelare i diritti costituzionali di un semplice innocuo cittadino. Se non è mafia questa vorrei vedere cosa ! Potrebbe intervenire il presidente ma forse è siciliano? forse è magistrato? Forse è d’accordo con questi metodi ? Vorrei inneggiare a qualche brigata….. ma la costituzione me lo vieta; qualcuno sa dire se la costituzione esiste sempre ? Se un cittadino qualunque viene sequestrato con metodi mafiosi da gente incontrollabile mi chiedo de siamo nella cortina di ferro degli anni cinquanta e mi devo rispondere SI ! E’ il Paese che deve provvedere, forse gli immigrati clandestini, forse……
Viviamo in uno STATO di POLIZIA e” inaccettabile che in Italia accadino simili cose ! Abuso di potere
Se questo ragazzo è stato trattato così, perché secondo loro stava dicendo delle
fesserie (il tutto è da vedere e il tempo lo dimostrerà) come devono essere trattati, tutti quelli che ci hanno propinato falsità costringendo le forze dell’ordine ad eseguire degli ordini che vanno oltre la ragionevolezza e contro la Costituzione Italiana?
Vista la censura da regime nord coreano attualmente in atto è evidente che il mainstream si guarderà bene dal divulgare la notizia se non, forse e tutt’ al più, relegandola all’interno in forma sintetica e nebulosa.
Ecco, alla luce di questi miei (giustificati, credo) timori, invito la redazione de Il Secolo d’Italia a stimolare tutti i deputati dei partiti di opposizione a portare questa notizia in TV, allorquando ospiti di qualche programma specializzato, affinché tutto il Paese venga a conoscenza di questo abominio.