I mafiosi liberi, lui ai domiciliari senza poter incontrare la famiglia. Una evidente disparità di trattamento denunciata dal famoso giornalista Emilio Fede in un’intervista al “Roma” Emilio Fede, 89 anni a giugno, denuncia il trattamento a lui riservato dai giudici.
Emilio Fede e i mafiosi liberi
Parla dalla sua casa milanese, Emilio Fede, ha finito i domiciliari e sta per iniziare i quattro anni di servizi sociali decisi per lui dal tribunale. «Ho rispettato gli arresti, mi faccia dire questo perché io sono un garantista fottuto. Dico solo che i mafiosi sono gente perbene rispetto a me che sono evidentemente un delinquente comune».
Fede si dice «incazzatissimo e mortificato. Chiedo solo cinque giorni: vado ad Arezzo da mia figlia e da mio nipote e a Napoli da mia moglie che non vedo da sette mesi». E invece? «Invece nessuna risposta – aggiunge Fede al “Roma” – stanno sempre in vacanza ma non quando devono liberare i delinquenti; anzi no, non mi faccia dire questo perché io sono un garantista fottuto. Dico solo che i mafiosi sono gente perbene rispetto a me che sono evidentemente un delinquente comune». In ogni caso, Fede sottolinea «che la dottoressa Panariello, che si occupa di coloro che sono ai domiciliari, è una donna eccezionale che ha rispettato sempre la mia dignità umana. È stata lei a dire, nel momento della decisione sui servizi sociali: ma che lavoro gli facciamo fare a quell’età?»
La bufera sul ministro Bonafede
Il centrodestra ha intanti depositato una mozione di sfiducia al ministro della Giustizia. “La mozione di sfiducia per Bonafede è stata depositata in Senato, con le firme di tutto il centrodestra, perché il ministro ha mostrato evidente incapacità e inadeguatezza in un settore così delicato, come quello delle carceri” ha detto Matteo Salvini.
“Non sta a me – ha aggiunto il leader della Lega – ricordare le rivolte nelle carceri, con morti e feriti, la scarcerazione, siamo arrivati a più di 400, fra mafiosi, assassini, delinquenti usciti dalle carceri nell’inattività, quantomeno, del ministero della Giustizia”. “Non entriamo poi – ha concluso – nel merito, da garantista, delle dichiarazioni del giudice Di Matteo che hanno sollevato ombre preoccupanti sulle nomine da parte del ministro Bonafede, su quello che è accaduto, su pressioni o su omissioni, io non so se abbia ragione il giudice Di Matteo o se abbia ragione il ministro Bonafede, entrambi non possono aver ragione”