Mascherine a 50 centesimi introvabili. Il fallimento di Arcuri: il governo costretto a sconfessarlo
”A tre mesi dalla dichiarazione dello stato di emergenza e a più di un mese dalla nomina del commissario straordinario, mancano ancora guanti, mascherine e alcol. Lo denuncia Federfarma. Ma il ‘mercato’ diretto dal governo, tramite il commissario straordinario Domenico Arcuri, non doveva funzionare meglio?”. L’affondo contro il commissario Arcuri è devastante. Le mascherine a 50 centesimi non si trovano da nessuna parte. Fa il punto sulla situazione mascherine il deputato azzurro Sestino Giacomoni.
I prezzi non si impongono al mercato
“Quando il governo ha la presunzione fatale di poter avere un punto di vista privilegiato sul mondo che gli consente di sostituirti al meccanismo naturale del mercato – domanda e offerta che generano un prezzo – la colpa non è solo di chi alza i prezzi ma di chi ha creduto che potesse imporli sostituendosi al mercato, nello specifico il commissario straordinario, che agisce su mandato del governo”.
Il clic day per le imprese: un altro disastro
Un disastro, continua Giacomoni, al quale si aggiungerà a breve anche quello del ‘click-day’ per il rimborso delle spese sostenute dalle imprese per l’acquisto di dispositivi di protezione personale. Arcuri dovrebbe solo dimettersi. Il commissario avrebbe dovuto garantire celerità, efficienza e certezza. “Constatiamo che, così come denunciato da numerosi ordini dei farmacisti, la reperibilità dei dispositivi di sicurezza personale è diventata quasi utopica”. Anche +Europa chiede le dimissioni di Arcuri: ”Si può finalmente dire la verità agli italiani, scusarsi e lasciare che chi vuole produrre mascherine in Italia lo faccia al prezzo che può? – sostiene Piercamillo Falasca – Se lo Stato ritiene di dover sostenere i redditi più bassi, trovi le risorse e lo faccia. Ma senza distorcere una filiera produttiva. Forse è ora che sia Arcuri, di fronte a questo clamoroso fallimento, a sedersi sul divano. Altro che i liberisti”.
Eppure Arcuri dieci giorni fa aveva vantato un accordo con farmacisti, distributori di prodotti farmaceutici e tabaccai annunciando la vendita delle mascherine a 50 centesimi presso 20mila punti vendita della grande distribuzione, 30mila farmacie e parafarmacie e 50mila tabaccherie.
Il governo fa marcia indietro
Nulla è andato come Arcuri aveva annunciato. Di qui, fa sapere Il Giornale, la nuova ipotesi contenuta nella bozza aggiornata del decreto sulla ripartenza. La norma prevede che siano i produttori a indicare esplicitamente un prezzo consigliato per le mascherine e, nel caso di mascherine importate, «un margine di ricarico sulla base di fattori fisiologici di mercato e comunque in ogni caso non superiore al 50% del costo di importazione». Una sconfessione netta dell’operato del commissario Arcuri. Già di fatto scavalcato dall’Iss che aveva consigliato qualche giorno fa agli italiani di farsi le mascherine in casa.