Meloni: “Bonafede si è piegato alla volontà dei boss: deve andare via” (video)
Una cosa è certa: Alfonso Bonafede non può continuare a fare il ministro della Giustizia. “Un ministro che dà segnali di debolezza come quello di far uscire di galera i boss mafiosi proprio dopo le rivolte in carcere, è un pericolo se resta al suo posto”, ha ribadito Giorgia Meloni nel giorno in cui la mozione di sfiducia arriva la Senato. “Spero – ha chiarito la leader di FdI – che questo principio sia condiviso”.
FdI, la mozione Bonino e i giochetti di Renzi
Meloni, che ha affrontato l’argomento tanto in un’intervista al Corriere della Sera quanto nel corso della trasmissione di Rai3 Agorà, si è detta pronta anche a votare la mozione Bonino, che si è aggiunta a quella del centrodestra, pur non condividendola in toto. A una condizione, però. Questo deve servire davvero a liberare largo Arenula da un uomo che si è ripetutamente dimostrato inadeguato al ruolo, come scrive +Europa, e non a qualche gioco di potere interno alla maggioranza. “Non utilizzerò i voti di FdI per far alzare la posta a Matteo Renzi. Nei palazzi – ha riferito Meloni – si dice che Italia Viva e M5S abbiano fatto questo affascinante scambio: il Movimento ha rinunciato a dire no alla sanatoria per centinaia di migliaia di immigranti clandestini in cambio del fatto che Renzi sostenesse il ministro Bonafede contro la nostra mozione”. Se, invece, “avremo la certezza che un pezzo della maggioranza la vota, non faremo mancare i nostri voti per sfiduciare Bonafede”.
La manifestazione del 2 giugno
Quanto al fatto che “se l’eventuale sfiducia comporti una crisi o no, va chiesto nella maggioranza. Certo – ha sottolineato la leader di FdI – sarebbe un fatto gravissimo”. E se la maggioranza appare sempre più divisa e sempre più per lotte di potere interne, il centrodestra, invece, si dimostra ancora una volta “un affetto stabile”. Con gli alleati, ha spiegato la leader di FdI, “stiamo discutendo sui metodi per riuscire a fare una manifestazione che possa dare voce ai milioni di italiani che sono d’accordo con noi su quello che non ha funzionato”. Va da sé, nel rispetto delle regole. “La riunione è andata molto bene, ottimo clima. Siamo degli affetti stabili”, ha quindi scherzato Meloni, riferendo l’esito del vertice con il segretario della Lega Matteo Salvini e il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani.
Meloni: “Io premier? Lo decidono gli italiani”
E gli equilibri interni? Ad Agorà chiedono conto a Meloni della straordinaria crescita di consenso che FdI sta conquistando giorno per giorno tra gli italiani e che la rendono papabile per il ruolo di premier. Noi, da che mondo è mondo – ha replicato Meloni – facciamo le primarie con le elezioni. Di solito il leader del partito che prende più voti nella coalizione fa il candidato premier. Non sta a me dire cosa accadrà domani, questo lo decideranno gli italiani. Oggi la Lega è il primo partito della coalizione e poi vedremo cosa accadrà in futuro… In democrazia – ha concluso Meloni – tutto è possibile”.
Grilli parlanti o grida di al lupo, al lupo, dopo un tempo troppo lungo non funzionano più.
Il potere della mafia esibito sfacciatamente al massimo livello del paese ci sta piegando irrimediabilmente. Chi dovrebbe saperlo bene, dovrebbe ricordarsi che in vacanza del presidente massimo, lo stesso viene sostituito dal presidente del senato. Non è accettabile che dalla cupola suprema mafiosa si gestisca in forma dittatoriale tutto palesemente facendo finta che non accada. Si può essere colpevoli perché si fanno cose sbagliate così come non fare quelle giuste o fare finta di non capire quanto accade. Il grado di affidabilità di una classe dirigente si misura su questo! Se non si possiede più nemmeno un filo da tirare nei gangli dello stato è responsabilità di chi ha consentito a mattarella-conte il controllo copasir.