Oms, cosa si aspetta a cacciare il marxista etiope che nominò il criminale Mugabe “testimonial”?
Oms, questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, come si dice in Italia. Lo stipendificio noto come Organizzazione mondiale della Sanità, agenzia o “istituto specializzato” dell’Onu, ne ha fatta un’altra. Donald Trump alza il tiro contro la Cina, affermando di avere le prove, ma non poterle diffonderle, del fatto che l’epidemia di coronavirus sia partita da un laboratorio di Wuhan. E l’Organizzazione mondiale per la Sanità si congratula, attraverso un suo alto funzionario, con la città primo focolaio del coronavirus per aver azzerato i casi gravi.
L’Oms anche oggi continua a difendere la Cina
“E’ una buona notizia che non vi sono casi gravi a Wuhan, la città è stata la più colpita all’inizio – ha detto tale Maria van Kerkhove, dirigente tecnica del programma per le emergenze sanitarie dell’Organizzazione – nient’altro che ammirazione e ringraziamenti per gli sforzi senza sosta della popolazione di Wuhan”. La funzionaria ha infatti lodato i milioni di abitanti della città rimasta in lockdown da gennaio ad aprile. “Ci togliamo il cappello e vi ringraziamo per il vostro impegno e servizio e per aver condiviso con il mondo quello che siete stati in grado di fare”, ha aggiunto.
L’Oms è un partito sovranazionale marxista
L’Oms, che ha oltre settemila dipendenti, ormai ha dimostrato di essere un partito politico sovranzionale marxista. Il suo direttore generale, l’etiope Tedros Adhanom, è schierato completamente dalla parte della Cina e contro gli Stati Uniti, ex principale finanziatore dell’agenzia dell’Onu. Adhanom, già ministro della Salute in Etiopia criticato per la mala gestione delle epidemie nel suo Paese, è amico personale del dittatore cinese Xi Jinping. La Cina è una nazione antichissima, importantissima, ma è governata da una feroce dittatura comunista.
Quando direttore dell’agenzia scelse Mugabe
Il direttore dell’Organizzazione appartiene a un partito marxista, il Fronte di Liberazione del Tigré, ed è quello che nel 2017 scelse quell’altro feroce dittatore africano, Robert Mugabe, come tesimonial dell’Oms. Mugabe, che per farsi curare andava a Singapore anziché nel suo Paese, l’arretrato Zimbabwe. Mugabe, un altro marxista razzista, responsabile dello sterminio non solo degli europei dello Zimbabwe, ma anche di coloro che si opponevano alla dittatura. E il direttore etiope ha voluto il criminale Mugabe come “ambasciatore di buona volontà” dell’Organizzazione mondiale della Sanità.
Da sempre l’Oms è “feudo” cinese
L’Oms, e non da poco, è schierato completamente con la Cina e si adopera in ogni modo per la sua difesa omertosa, facendosi complice di ciò che ha fatto la Cina in questa drammatica circostanza. L’Oms è da sempre feudo cinese: prima dell’etiope il direttore è stato per 10 anni la funzionaria e medico cinese Margaret Chan, donna in gambissima. Si trovò a dover affrontare aviaria e Sars, ma era pur sempre una rappresentante della nomenklatura di Pechino. Ora Adhanom continua a garantire e a fare gli interessi cinesi.
Qualche prova di questo? Eccola. Pochi giorni fa l’Oms ha umilmente chiesto di partecipare alle indagini sul coronavirus “su invito del governo cinese”. L’Oms ha anche ribadito che a oggi “tutte le prove disponibili” indicano un’origine animale della pandemia, contrariamente ai sospetti sostenuti dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Il direttore generale non ha mai perso occasione di difendere la Cina: “Oggi vorrei dedicare qualche istante a ripensare al periodo precedente l’annuncio, per essere chiari su ciò che l’Oms sapeva e su ciò che abbiamo fatto: dall’inizio abbiamo agito velocemente per affrontare questa emergenza”.
L’appassionata difesa della Cina del direttore etiope
Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra, ha ricordato che il 31 dicembre 2019 l’Oms ha raccolto un rapporto su un gruppo di casi di polmonite di causa sconosciuta a Wuhan. Il giorno seguente, il giorno di Capodanno, l’Oms ha chiesto alla Cina ulteriori informazioni. Il 2 gennaio, l’Oms ha informato la rete globale di allerta e risposta alle epidemie che comprende più di 260 istituzioni in oltre 70 Paesi.
Il 3 gennaio – ha proseguito – la Cina ha fornito informazioni all’Oms attraverso una riunione faccia a faccia a Pechino e attraverso il Sistema di informazione sugli eventi dell’Oms. Il 4 gennaio, l’Oms ha segnalato il cluster di casi su Twitter. A quel punto, non erano ancora stati segnalati decessi. Il 5 gennaio, l’Oms ha condiviso informazioni tecniche dettagliate attraverso il suo sistema di informazione. Lo stesso giorno, l’Oms ha anche pubblicato la sua prima notizia pubblica sull’epidemia di malattia, con informazioni tecniche per le comunità scientifiche e di sanità pubblica, nonché per i media”.
Per l’Oms non c’era diffusione del virus tra gli umani
Ecco perché il 14 gennaio l’Oms dichiara che le indagini preliminari condotte dai cinesi “non dimostrano la diffusione tra umani” del virus. Il 30 gennaio, dopo un incontro a Pechino con il presidente cinese Xi Jinping, Adhanom racconta al mondo che “la Cina sta effettivamente definendo nuovi standard per la lotta alle epidemie”, elogiando in maniera scandalosa la gestione del virus da parte della dittatura comunista. Ma c’è di peggio: in molti comunicati l’Oms elogia “la dedizione delle autorità e la trasparenza dimostrata” dalla Cina.
L’Organizzazione non perde occasione per attaccare gli Usa
Contemporanemante la comunista Oms non perde occasione per attaccare Trump, reo di aver bloccato i voli dalla Cina, alimentando, secondo i ben pagati funzionari, la paura. E ancora nel febbraio presunti “esperti” Oms dopo una viaggio in Cina, tornano elogiando lo sforzo di Pechino nel più grande progetto di contenimento della storia. Tutte menzogne: l’11 marzo l’Oms è costretta dai fatti a dichiarare la pandemia mondiale. Ed è a questa gente che siamo in mano.
30 milioni da Pechino all’Organizzazione per la Sanità
E la Cina ha sempre ricambiato il favore all’Oms, difendendola quando Trump ha minacciato di tagliargli i fondi. E dandogli direttamente i soldi. La Cina ha annunciato una donazione di 30 milioni di dollari a favore dell’Oms, cianciando di “solidarietà” dopo che Donald Trump ha deciso di sospendere i fondi all’organizzazione accusandola a ragione di aver “portato avanti la disinformazione della Cina”. Se l’Oms cambierà il suo atteggiamento, diventando meno “Cina-centrico”, allora l’amministrazione Trump potrebbe riconsiderare la sua decisione di sospendere i fondi per l’Oms. Accusata da più parti di aver sottovalutato la portata della pandemia di coronavirus, portando avanti la disinformazione di Pechino. Lo ha detto qualche giorno fa il presidente degli Stati Uniti ai leader del G7.
Urgente rivedere anche i rapporti tra Oms e Ue
La sudditanza dell’Organizzazione Onu alla Cina ha avuto anche un riflesso a Bruxelles. ”Ho chiesto all’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea, Josep Borrell, di valutare la revisione dei rapporti tra Ue e Oms. Nel caso venissero accertate violazioni della stessa Oms nei confronti del Regolamento sanitario internazionale. Stanno emergendo elementi inquietanti relativi alla condotta della Cina e dell’Oms rispetto alle tempistiche e alle modalità di intervento sull’emergenza Covid-19 su cui è necessario fare piena luce”. Lo ha chiesto l’europarlamentare di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini, in una interrogazione firmata anche da tutti i componenti del gruppo di Fdi a Bruxelles e inviata direttamente a Borrell.
Forse andrebbe anche approfondito e indagato l’argomento che vede l’OMS coinvolto nell’emissione di un Bond che “scommetteva” sull’insorgenza di un’epidemia. La dichiarazione di pandemia avrebbe provocato perdite ingenti per i sottoscrittori del Bond. DOMANDA: non sarà proprio per evitare queste perdite che l’OMS ha ritardato così tanto di dichiarare lo stato di pandemia (anche se era evidente), facendo scadere i termini previsti per il verificarsi delle condizioni che avrebbero causato la svalutazione del Bond?
Varrebbe la pena indagare su condizioni e tempistica…