Quando il poeta di sinistra Giovanni Raboni invitava alla lettura degli autori di destra
È opinione comune, che le ragioni sottese alla stampa e diffusione di un quotidiano, durino lo spazio di un mattino. Un giornale, è un prezioso contenitore di flussi vitali. Per quanto riguarda fatti di cronaca e di promozione del pensiero. Per quanto attiene questo secondo aspetto, troviamo articoli, che anche se forgiati, qualche decennio fa, non patiscono il peso del passare del tempo. Essi, sono ancora oggi “portatori sani” di spunti, analisi, riflessioni e polemiche. Come rigogliosamente, scaturirono a seguito della pubblicazione dello scritto che vogliamo riproporre all’attenzione. Sul Corriere della Sera, del 27 marzo del 2002, comparì un “pezzo” del poeta Giovanni Raboni. L’oggetto “incendiario” del’articolo era il rapporto qualitativo e quantitativo, tra produzione culturali di destra e produzione culturali di sinistra. “ … Un nesso consolidato e in qualche modo fatale tra l’essere scrittore e l’essere di sinistra … la verità dei fatti è la seguente : che non pochi, anzi molti, anzi moltissimi tra i protagonisti … della letteratura del Novecento appartengono o sono collegabili a una delle diverse culture di destra”. Così recitavano alcuni dei passaggi iniziali dell’articolo.
Prima di cercare di approfondire l’argomento dai tratti sicuramente incandescenti, vorrei evidenziare un profilo della questione che mi è subito balzato agli occhi. Raboni, uomo di cultura,poeta, dichiaratamente di sinistra, tanto da arrivare a Rifondazione Comunista, argomentava in modo pacato e serrato in termini di destra/sinistra. Intellettuale, che aveva superato il fuso orario fascismo/antifascismo, metabolizzandone il jet-lag nei termini di una analisi feconda. Considerando, che l’articolo è di più di diciotto anni fa, l’avanzamento che il poeta aveva impresso al dibattito culturale è di rilievo ragguardevole. L’autore dell’articolo passava quindi a stilare una lista di autori di destra. Tra essi figuravano, Pound, Celine, Cioran, Marinetti, Junger, Papini, Prezzolini e molti altri. Anche autori, che con la destra politicamente intesa, non avevano avuto, che si sappia, molto a che fare. Mi riferisco alla presenza nell’elenco di Eugenio Montale e Carlo Emilio Gadda. Raboni arricchiva il suo elenco con i ”… transfughi dal comunismo quelli che sono stati folgorati a un certo punto della vita dalle rivelazioni dei disastri e dei crimini del comunismo storico”. Tra essi annoverava tra gli altri Silone, Vittorini, Gide, Malraux. Continuava elencando gli scrittori e poeti perseguitati da Stalin: Bulgakov, Cvetcaeva, Solgenizin solo per citarne alcuni.
Date le premesse, il poeta,aveva coraggiosamente scagliato il sasso nella palude di un certo conformismo di maniera, e di una granitica supponente autoreferenzialità di alcune conventicole. Certamente l’articolo, era anche di natura provocatoria. Di cristallina onestà intellettuale. Per quanto riguarda la sinistra, intervennero in molti, chi a favore chi contro. Il bersaglio era stato centrato. Si scomodarono, prendendo posizioni divergenti “penne” del livello di Paolo Mieli e Eugenio Scalfari. Pierluigi Battista, con un articolo di un anno prima, dal sapore profetico, ricordava: “Sottoponendosi a dosi massicce di politicizzazione e partizzazione la sinistra ha voluto (spontaneamente) inocularsi i germi di una malattia destinata a effetti micidiali sullo stile stesso del suo impegno intellettuale”. Per quanto riguarda la produzione artistico intellettuale di autori ascrivibili all’universo della destra, suoi contemporanei, Raboni quasi invitava a che “battessero un colpo”, al cospetto delle ascendenze citate. Tutto “sangue blu”, della letteratura internazionale. L’articolo è stimolante. Suscita più di una riflessione.
Cerchiamo di fare un poco di ordine. I parametri destra/sinistra, si applicano al settore della politica. E anche lì, sono diventati orientativi. Non esaustivi. Si ricorre ad essi per avere grosso modo, un primo orientamento sulle idee programmi e valori sostenuti dalle varie forze politiche. Su queste premesse, stilano programmi, da proporre agli elettori grazie ai quali ottenere il consenso. Per uno scrittore la questione si pone in termini assolutamente diversi. Uno scrittore, propone una storia, con un estetica e, si auspica con codici espressivi e di valori propri. Su queste basi cerca di ottenere i riconoscimenti dovuti. Il piano politico e quello letterario, sono strutturalmente eterogenei tra loro.Vanno considerati con unità di misura compatibili con la realtà. È come se qualcuno volendo misurare dei liquidi, adottasse per misurarli il metro lineare. Adottando il criterio”del tutto è politica” tanto in voga un tempo, è fatale che tante contraddizioni vengano al pettine. Evidenziate ottimamente da Giovanni Raboni : ”Mi sentirò più tranquillo, quando potrò credere che chi si sente di “destra” riuscirà ad amarli quanto li amo io che mi sento da sempre di sinistra, amo (da sempre) D’Annunzio e Yeats, Benn e Claudel, Eliot e Pound”. In definitiva è una richiesta di libertà. Di autonomia di scelte, riguardanti sensibilità e percorsi strettamente personali.
Mi piace, da uomo compiuto di destra, perdermi nei labirinti creati da Borges, oppure affrontare le vertigini letterarie che ci propone Louis Ferdinand Celine o ancora tentare di inseguire nelle velocità sintetiche e simultanee i Futuristi. Senza, per questo, negarmi la lettura di “Cecità”, del Premio Nobel Josè Saramago, autore dichiaratamente marxista e di tanti, tanti altri, cominciando dall’opera poetica dello stesso Giovanni Raboni. Sottolineando che in questa attività, tutti siamo lettori. Nessuno elettore.