Rigopiano, l’avvocato Reboa avverte: il processo si deve svolgere senza intoppi
Rigopiano, processo a rischio? L’avvocato Romolo Reboa ha inviato al presidente del Tribunale di Pescara, al Ministro della Giustizia e ad altri destinatari una lettera nell’interesse della giustizia ad ottenere che il processo si celebri effettivamente, nel rispetto del diritto di difesa di vittime ed imputati. Il legale sostiene che è importante che si apra un dibattito sul problema della celebrazione in sicurezza dei processi con molti imputati e parti civili, che deve avvenire senza compressione dei diritti, come sarebbe nel progetto politico di chi ci governa.
L’avvocato Reboa scrive al presidente del tribunale
Ecco il testo della lettera al Presidente del Tribunale di Pescara. ” Come Ella non mancherà di sapere, insieme ai colleghi del team del Reboa Law Firm, assisto i familiari di quattro vittime della sciagura dell’Hotel Rigopiano del 18 gennaio 2017. Tale processo è ancora alle battute d’inizio, trovandosi nella fase dell’udienza preliminare di perfezionamento delle chiamate in causa e di costituzione dei responsabili civili. Per il numero di vittime, parti lese, parti civili, imputati e responsabili civili è un processo le cui difficoltà sono note a Lei, così come a tutti coloro che sono chiamati ad operare affinché il diritto alla giustizia possa essere realizzato e ciò avvenga nel rispetto dei tempi del cosiddetto giusto processo di cui all’art. 111 Cost..
Diritti per la difesa ma anche per le vittime
Un processo giusto e rapido non è l’aspettativa solo delle famiglie delle vittime che chiedono alla Magistratura di punire i colpevoli delle morti dei loro cari, ma è un diritto primario dell’imputato, specie di quello che ritiene che, all’esito del contraddittorio, risulterà innocente. Ho incominciato a frequentare le aule dei Tribunali immediatamente dopo la laurea in giurisprudenza: da allora sono passati oltre quarant’anni, trascorsi ad affermare l’importanza del diritto di difesa e ad ascoltare le ansie di imputati e vittime per quella giustizia che deve arrivare e tarda sempre, logorando le loro vite contrapposte.
Ingiusti i tempi lunghi della giustizia
Non vi è nulla di più ingiusto dei tempi lunghi della giustizia per un imputato che risulterà innocente, per di più dopo essere stato accusato di reati della gravità di quelli del processo Rigopiano. Egli passerà anni nella paura, subendo l’ingiusta punizione di veder ogni giorno minati la propria credibilità ed il proprio futuro. Ma ciò sarà anche per chi risulterà colpevole, che subirà un numero di anni di processo magari superiori a quelli che i tre gradi di giudizio decideranno che deve scontare, impedendogli così di pagare nella giusta misura il debito che ha con la giustizia e le vittime, o i loro eredi, ed iniziare un nuovo percorso di vita.
E non dimentichiamo che, nei gravi reati in maggioranza colposi quali quello di Rigopiano, il peso del processo grava su imputati che non sono criminali incalliti, ma persone con un trascorso di vita più che rispettabile, ove non prestigioso. Non a caso ho lasciato per ultime le vittime ed i loro familiari: perché il fine di questa lettera non è presentare a Lei un’istanza dei miei assistiti, con l’inevitabile rilievo mediatico collegato alla vicenda, dato che non sarebbe questa la sede opportuna. Le istanze un avvocato le presenta al Giudice competente, che è tenuto a pronunciarsi sulle stesse nel rispetto delle regole procedurali.
Pensare per tempo alla capienza dell’aula
Lo scopo della mia lettera è portare all’attenzione di un alto Magistrato, che per la sua carriera può essere definito una delle colonne portanti del sistema giudiziario abruzzese, le considerazioni di un avvocato che ha avuto altre esperienze con processi con un numero di parti, quali quello di Rigopiano. Il 16 luglio 2019 è stata la data della prima sessione di udienza preliminare, celebrata, come le successive, nell’aula più grande che il Tribunale da Lei presieduto potesse mettere a disposizione, così come è stato sottolineato a me ed ai colleghi degli altri fori che quel giorno ne lamentavamo l’incapienza.
Non credo che Ella abbia avuto occasione di entrare in aula il 16 luglio o nelle udienze successive, ma sono presenti anche su internet decine di riprese, immediatamente precedenti l’uscita dei giornalisti per l’inizio dell’attività in camera di consiglio, che Le consentiranno di verificare che è stato impossibile per molti avvocati non solo stare seduti a fianco dei propri assistiti, così come previsto dalle norme procedurali, ma persino trovare un posto a sedere e, quindi, consultare i documenti necessari per seguire l’attività processuale.
L’udienza dovrebbe svolgersi il 10 luglio 2020
Non Le parlerò di difficoltà personali per parlare al microfono, in quanto ho sempre risolto il mio problema, aiutato dalla mia voce reboante (mi perdoni il gioco delle parole che mi consente la lingua italiana), oltre che dalla sensibile disponibilità dei colleghi avvocati a farmi spazio per accedervi, quando non ho avuto la preventiva sveltezza di cercarmi un posto a sedere vicino ad una postazione microfonica. Ciò che, aiutato dalle immagini, sicuramente non Le sfuggirà è che ci si trovava in una situazione di difficile gestione dell’udienza in un momento di normalità, che renderà impossibile celebrare il processo nel rispetto delle distanze sociali il 10 luglio 2020, data cui sembra dalle notizie giornalistiche il procedimento sarebbe stato rinviato (ho usato il condizionale dato che, al momento in cui Le scrivo, le difese non hanno ricevuto ancora alcuna notifica in tal senso).
Sarà impossibile tenere la distanza stabilita
E, se la situazione epidemiologica non cambierà rapidamente, si avrà impossibilità di celebrarlo per un tempo indefinito. Non solo, ma alla ripresa dei lavori giudiziari, non è difficile ipotizzare che l’aula sinora utilizzata, che consente il rispetto delle distanze sociali per molti processi, sarà richiesta da molti Magistrati, rendendo ancora più difficile la già pesante attività giurisdizionale cui è sottoposto il G.U.P., dr. Gianluca Sarandrea. Mi rivolgo quindi a Lei, ma non a caso in uno al Ministro della Giustizia ed al Sindaco di Pescara, per chiederLe una particolare attenzione perché questo processo, dopo un anno dalla prima udienza preliminare, possa ripartire ed andare avanti spedito, nell’interessi di tutte le parti.
Pur non essendo pescarese, credo che, a memoria, il Tribunale da Lei presieduto non abbia mai celebrato un processo di rilevanza nazionale con un così elevato numero di parti. Si tratta, quindi, di una situazione giudiziaria eccezionale che, a mio avviso, deve vedere le Istituzioni collaborare al fine di far si che il Tribunale di Pescara abbia uno spazio dedicato, ove poter celebrare il processo “Rigopiano” in sicurezza e con la garanzia dei diritti di difesa per tutte le parti. Peraltro solo così si possono assicurare tempi ragionevoli, con rinvii persino al giorno successivo, perché non si sottraggono spazi all’attività giurisdizionale ordinaria e, quindi il problema si riduce alle risorse umane.
L’avvocato: il luogo deve essere idoneo
L’esperienza dei grandi processi insegna che, quando non vi sono spazi adeguati per dimensioni o per esigenze di sicurezza nei tribunali, essi si celebrano in altro luogo (aule bunker nelle carceri, cinema – come nel recente caso della Costa Crociere a Grosseto -, ecc.). Per prendere in locazione e allestire simili spazi occorrono fondi, anche straordinari, ed autorizzazioni ai capi degli uffici giudiziari per impegnarli. Ma se gli spaziprovengono da enti pubblici, gli oneri a carico della P.A. si riducono sensibilmente ed eventuali allestimenti rimangono a suo beneficio. Non essendo pescarese, ho fatto una piccola indagine, rilevando, salvo errori, l’esistenza in loco tre strutture di proprietà e disponibilità del Comune di Pescara, ovvero i palazzetti dello sport PalaElettra 2, Pala Giovanni Paolo II e Fausto Scorrano.
Ho quindi ritenuto di appellarmi a Lei, ma anche al Ministro, avv. Bonafede, ed al Sindaco, avv. Masci, oltre che nostro Ordine professionale di Pescara, perché, nell’interesse della giustizia, sia stipulata una convenzione tra enti pubblici che consenta di allestire un’area idonea a celebrare il processo per il disastro Rigopiano nel rispetto delle distanze sociali e del diritto di difesa di tutte le parti e con quella rapidità che, malgrado gli sforzi del dr. Gianluca Sarandrea e del personale ausiliario, sinora non è stato possibile avere, soprattutto per la non continua disponibilità dell’aula assegnata, ove sinora era stato comunque possibile andare avanti, malgrado inadeguata.
Ringraziando anticipatamente per l’attenzione che verrà mostrata, porgo i miei migliori saluti”
Avvocato Romolo Reboa
(Foto da PescaraPost)