Al tavolo del potere Nicola Zingaretti sta per perdere davvero tutto

25 Giu 2020 6:00 - di Francesco Storace

Aggiungiamo a questo bel casino anche la lenta ma costante emorragia dai gruppi parlamentari dei Cinquestelle. Al Senato la maggioranza è asfittica, si torna al tempo dei senatori a vita decisivi del tempo di Romano Prodi. Applausi.

Nel territorio sono divisi quasi ovunque e la cosa buffa è che Zingaretti se la prende con Renzi e non con Di Maio, ops Crimi ops Conte. È vero che ad esempio in Puglia Italia Viva manda a schiantare Emiliano con la candidatura di Scalfarotto in mezzo alle scatole. Ma i Cinquestelle non sono da meno e pure loro piazzano un candidato alternativo al governatore uscente. Loro non sono “traditori”? Ad agosto Zingaretti diceva di andare al voto anticipato, Renzi gli evitò l’avventura e lui accettò: adesso si ribella al Matteo della parte sua.

Alleanze tra nemici e poi le corna

E’ una sinistra davvero formidabile: si alleano tra nemici e poi si lamentano se si fanno le corna. Mica è normale. “Tafazzi ce fa ‘na sega”, sibila un mio amico rosso.

E non è che Campania e Toscana siano una passeggiata di salute. Lo sceriffo salernitano ora non potrà più ripetere le sue sbruffonate televisive e dovrà finalmente confrontarsi sul merito dei problemi. E Stefano Caldoro conosce il territorio almeno quanto lui. In Toscana la sorpresa potrebbe venire fuori a causa del governatore uscente, Rossi, fatto fuori dal partito in favore del più scialbo Giani. Ma la storia delle mascherine con indagine e qualche dubbio insistente sull’ospedale di Massa lasciano intuire più di un bombardamento giudiziario.

In questa situazione Zingaretti non ha torto a manifestare disperazione, il potere sfugge in maniera inesorabile. Finora praticamente ogni 24 ore, un esponente Pd, da Zingaretti a Franceschini, da Orlando a Bettini, e persino Boccia, fa una dichiarazione di simpatia, di affetto, di lealtà  nei confronti del M5s. Senza reciprocità. E prima o poi il vertice del Pd sarà chiamato a pagare quella che appare un’oggettiva debolezza.

Aggiungiamoci i soldi che l’Europa non scuce e si capisce perché Zingaretti non sa più che pesci prendere.

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