Duro scontro tra Calenda e la Morani: «Vai a lavorare», «zitto, ti squalifichi da solo»

22 Giu 2020 9:42 - di Massimo Baiocchi
Calenda Morani

Lo scontro è duro, senza esclusione di colpi. Carlo Calenda ribatte via Twitter ad Alessia Morani che lo aveva criticato per essere stato eletto con il Pd in Europa ed aver poco dopo lasciato i dem.  Parole inaccettabili, per il leader di Azione. Che non si tira indietro. Anzi, va all’attacco. «Alessia», scrive, «esiste un limite alla decenza. Io ho rispettato quanto promesso agli elettori da tutto il Pd: “mai con i 5S. Se cade il governo solo il voto”. Le stesse promesse che facevi tu quando inneggiavi al senza di me e facevi il megafono di Renzi. Vai a lavorare va».

Calenda e lo scontro con la Morani: cinguettio irricevibile

Le parole che hanno fatto scattare l’ira funesta? «Se fossi in Calenda io mi preoccuperei dell’indegnità di chi si è fatto eleggere dal Pd al Parlamento Europeo mollando un minuto dopo», aveva twittato Morani in risposta al “cinguettio” di Calenda sulla leadership Pd. «La cosa interessante è che non gli ha risposto Zingaretti ma tutto il resto del Partito», aveva scritto il leader di Azione, «trattandolo da sabotatore. Gli stessi che quando ci parli dicono le stesse identiche cose di Giorgio. È un indegno gioco degli specchi. Con i ‘Riformisti’ di Lotti & Co in prima fila».

Il braccio di ferro tra repliche e controrepliche

Pronta la controreplica di Morani: «Per rispettare gli elettori del Pd bisognerebbe stare nel partito che ti ha eletto ma tu sei sempre in salita e discesa dal taxi della politica. P.s. vado a lavorare su Embraco visto il casino che abbiamo ereditato». La Morani aggiunge: «L’idea che una donna che ti risponde è perché non lavora, ti squalifica profondamente. D’altra parte sei quello che ha attaccato la #Carfagna sul suo ex marito. Buona giornata a te e a tutti quelli che lavorano come te».

Commenti

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  • roberto bassi 22 Giugno 2020

    la Morani ha sprecato (per l’ennesima volta) l’occasione di starsene zitta.
    A mio parere, la parola “lavoro” non sa nemmeno come scriverla.