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Italia Germania 4-3

Italia Germania 4-3: cinquant’anni fa la “Partita del Secolo” allo Stadio Azteca

Cultura - di Tano Canino - 17 Giugno 2020 - AGGIORNATO 18 Giugno 2020 alle 09:06

Italia Germania 4-3 fa cinquanta. Mezzo secolo da quella semifinale mondiale. Da quella magica notte d’estate che vide trionfare gli azzurri a Città del Messico. La “Partita del Secolo“, con tanto di targa commemorativa allo stadio Azteca, rimane nel cuore di chi c’era. Di chi l’ha giocata, di chi l’ha vista e di chi l’ha sentita solo nei racconti. Perché non di solo pallone si trattò. Ma di entusiasmo e di passione per una intera Nazione. Che si ritrovava. E ritrovava il suo popolo festante sciamare lungo le strade e nelle piazze di ogni città e di ogni borgo col tricolore in mano. Quello riposto, nascosto nel cassetto del tempo. Quello rabberciato. Quello disegnato sulle lenzuola bianche appese ai balconi. Quello incollato sui parabrezza delle utilitarie. Tutti a sventolarlo quel nostro tricolore. Per tutta quella notte e per il giorno seguente. Con un ritrovato orgoglio che non si vedeva da decenni. Tutti assieme. Come se quella gioia irrefrenabile e i cori e gli abbracci e le bandiere appunto, fossero stati a lungo compressi e infine stappati all’improvviso da quel diagonale che Rivera indirizzò alla sinistra della porta difesa da Maier.  “Rete, ha segnato ancora l’Italia. Non sappiamo dirvi con chi, gentili ascoltatori… Esattamente con Rivera” scandì Enrico Ameri nella sua mirabile radiocronaca mentre Nando Martellini che raccontava l’incontro a quasi 18 milioni di italiani incollati alla tv, sopraffatto dall’emozione, rimase afono per tutta l’azione del gol, riuscendo infine solo ad esclamare: “che meravigliosa partita!“. Italia Germania 4-3 fa cinquanta. È una storia sportiva adulta, certo. Ma è anche un ottimo balsamo. Una carica di fiducia in quest’oggi così complicato. È il desiderio di superare le avversità del momento. È la voglia insopprimibile di tornare a gioire.      

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di Tano Canino - 17 Giugno 2020