Meluzzi: “Sul coronavirus io credo a Zangrillo, non al trio Fazio-Burioni-Littizzetto”
“Non sono opinioni di Zangrillo, sono fatti sotto gli occhi di tutti. Nessuno infatti osa dire che non è vero, gli
rimproverano il fatto di averlo detto, che è diverso. Il fatto che le rianimazioni siano vuote, che non ci sia gente nei pronto soccorso, che la malattia non abbia espressività in questo momento è un fatto, non un’opinione, con tutto il rispetto per il bravissimo medico che è il dottor Zangrillo”. Così il professor Alessandro Meluzzi commenta all’Adnkronos le recenti affermazioni del direttore del reparto di terapia intensiva del San Raffaele di Milano Alberto Zangrillo, secondo cui il Coronavirus è “clinicamente scomparso”.
Il buon senso di Zangrillo
“Qualunque medico di base di buon senso potrebbe dirlo -sottolinea Meluzzi- ma lo avevano già detto i vari De Donno, Caruso, Montaigner…”. E sulla bufera mediatica scatenatasi dopo le dichiarazioni del professore, affonda: “Quella non è la ‘comunità scientifica’, chiamarla così è già ideologico. Sono consulenti del governo e delle big pharma, non certo comunità scientifica”, dice Meluzzi. Che cita gli esempi di paesi come Israele, Svezia e Svizzera, che non hanno attuato il lockdown: “La curva di questi paesi è stata esattamente identica. Ciò significa che il lockdown ha avuto un significato clinico pressoché nullo e il decorso è lo stesso, come peraltro era prevedibile in tutte le malattie virali”.
Meluzzi e Carl Marx
Analizzando i motivi delle polemiche scatenate dalle dichiarazioni di Zangrillo, Meluzzi è netto: “Ci sono dei colossali interessi, politici, industriali, sociali, farmacologici. Aveva ragione Carlo Marx quando diceva che è il motore di tutta l’economia”, chiosa. E su come gli italiani reagiranno ora, afferma: “Dipende dall’intelligenza della gente, finché si lascia imbonire dal mainstream, e considera il trio Littizzetto-Burioni-Fazio attendibile, finché li bombardano su Tg1, Tg2, Tg3, è difficile, è come una forma di ipnosi”, conclude lo psichiatra.