Tienanmen 31 anni dopo. Il coraggio di quel ragazzo ignoto ha cambiato la Cina
Tienanmen 31 anni dopo. Giusto il 4 giugno. L’epilogo delle proteste studentesche e popolari che scossero la Cina comunista ancora imbrigliata al disegno di Mao. Piazza Tienanmen oggi è solo una delle più grandi al mondo. Silente, seppur nel suo ritrovato formicolio quotidiano post coronavirus. Con quel brulicare di mezzi, merci e umanità che torna ad attraversarla in ogni direzione e che dice al mondo che il Dragone è di nuovo in piedi. Nonostante Tienanmen. O grazie a Tienanmen. Perché è vero che il ricordo di quei giorni di sangue e proteste è stato estirpato. Rimosso con meticolosa attenzione da ogni collettiva e singola coscienza. Ma è altrettanto vero che quel segnale fu avvertito e anche compreso dal regime. Che, infatti, cambiò linea e strategia. E nel mentre l’Urss collassava, escogitò un modo del tutto autoctono di sopravvivenza concedendo al popolo financo di arricchirsi, ma senza mai poter pensare di intaccare il potere del partito. Il quale avrebbe provveduto a spingere sull’acceleratore della modernizzazione di una Nazione ancora terribilmente arretrata nonostante l’impulso di Deng Xiaoping. Oggi è altro e tutt’altro la Cina di Xi Jinping. È un player mondiale, fronteggia gli Usa ed ha pure una base sulla parte nascosta della Luna. Le proteste sono finite da tempo a Pechino. E forse finiranno (chissà come) anche a Hong Kong. Così, quella foto sfocata che infervorò i cuori dei giovani d’Occidente, rimane un flash al tempo dei social. Un’istantanea che riporta all’indietro la memoria, non la Storia. Quattro carri armati in fila bloccati da quell’unico essere umano. Un ragazzo ignoto rimasto nella mente di ogni ragazzo d’allora. Dritto, quasi sprezzante, pantaloni neri e camicia bianca, davanti ai blindati. Nessuno sconosciuto mai sarà più famoso.