Tutta Europa pensa a riaprire le scuole, solo la Azzolina a tenerle chiuse
Riceviamo e pubblichiamo. Fra le tante, c’è una notizia che mi ha umiliato come italiano ed è questa: in Gran Bretagna aprono prima le scuole dei pub. Mentre in tutta Europa, appunto Gran Bretagna compresa, che ha avuto la pandemia dopo l’Italia i ragazzi ritornano a scuola, nella nostra Repubblica i nostri giovani girano senza meta per le città ed i paesi. Quando esco di casa li incontro per strada e sembrano in attesa: forse di una vacanza, ma più semplicemente che il tempo passi. Cercano di ammazzarlo con gli intrattenimenti di sempre della gioventù, qualche flirt, un po’ di fumo, un po’ di alcol, qualcuno più virtuoso facendo sport, musica o qualche altra attività più culturale e formativa ma certo con l’atteggiamento più del bighellonaggio che non dell’impegno in una qualsiasi iniziativa. Ecco mentre tutto il resto di Europa si preoccupa dei giovani, di ciò che è proprio in quel periodo di vita della persona, che è l’educazione, in Italia praticamente per un anno li abbandoniamo a se stessi. Ci diamo da fare per finire il campionato di calcio e apriamo al pallone anche a giugno e luglio, ma i nostri ragazzi a scuola non li mandiamo più. Io mi chiedo quale senso di responsabilità ha un primo Ministro che decide di rubare ai ragazzi un anno di esperienza scolastica. Nessuno potrà mai restituire a quei giovani un anno scolastico che, forse nella testa di una Ministra per caso, potrà essere un ammazza tempo per apprendere nozioni più o meno utili e perciò anche fungibile con qualche altro passatempo, ma in realtà la scuola è un’esperienza di vita formativa che in molti casi è determinante per tutta l’esistenza. Capisco che siano considerazioni queste non alla portata di tutti, soprattutto per chi è abituato a protestare sui tetti dei palazzi istituzionali fino a quando il proprio baricentro non si è fermato su qualche poltrona ministeriale, ma gli anni della scuola quando sono persi nessuno te li può più restituire. Già, c’è sempre la cultura di questi qui, dei corsi di recupero tipo Cepu, ma io non sto parlando di questo. La scuola non è solo un modo per avere un pezzo di carta, dovrebbe essere un luogo dove i ragazzi si formano le proprie competenze che poi gli permetteranno di confrontarsi nel mondo. Non è un caso se l’Italia è poco competitiva e sempre meno performante, anzi con la crisi economica conseguente a quella sanitaria è ormai in recessione nera. Molto se non tutto dipende dalla preparazione complessiva della sua classe dirigente e se essa è poco preparata o peggio ignorante è difficile che riesca ad affermarsi nella competizione internazionale. L’Italia è il fanalino di coda in Europa per numero di laureati, superata solo dalla Romania. Ecco in questa situazione noi ci permettiamo di continuare a succhiare le gomme della bicicletta dei nostri anziani, qualche volta anche praticamente, perché molti giovani vengono mantenuti con le pensioni dei nonni o con i beni risparmiati dai genitori. Continuiamo a essere la seconda manifattura d’Europa, ma non si sa fino a quando, soprattutto perché questo risultato dipende dal nostro primo competitore che è la Germania, rispetto al quale abbiamo un rapporto di sudditanza, perché dipendiamo dalle sue commesse e dal suo know-how, e di rivalità perché sul resto dei mercati sovente competiamo sugli stessi segmenti commerciali. Con queste condizioni al contorno l’Italia si permette di segare la scuola. In Italia abbiamo aperto bar, ristoranti, piscine , almeno quelli che se lo sono potuti permettere, ma la scuola che potrebbe aprire con le stesse risorse di prima no. Essa resta chiusa perché in questa Repubblica si può fare tutto ma non si possono disturbare d’estate i professori ed i ragazzi che devono recuperare le energie di un anno scolastico che non c’è stato. E allora parliamo e speriamo in una ripresa economica fondata sulla aspettativa che l’Europa ci regali tanti soldi. Non sarà così e in questo modo non ce la faremo mai.