“Zona rossa” in Lombardia: militari lasciati per giorni senza ordini. Conte spieghi perché
Chi ha toppato sulla “zona rossa“, la regione Lombardia o il governo? A chi competeva perimetrarla, a Fontana o a Conte? Nel dubbio la magistratura va avanti e dopo aver sentito il governatore nei giorni scorsi, ha convocato il premier per domani. Al momento, è una convocazione come persona informata dei fatti, come i ministri Lamorgese e Speranza. Ma nessuno può escludere che, in prosieguo, non scattino i relativi avvisi di garanzia. In tal caso, il reato ipotizzato non sarebbe lieve: epidemia colposa.La vicenda riguarda soprattutto i comuni di Alzano Lombardo e Nembro, entrambi della Bergamasca. Due focolai incredibilmente lasciati liberi di sprigionare per giorni la loro mefitica nube di contagio.
Il premier rischia l’incriminazione per epidemia colposa
Quando l’8 marzo, il governo ha dichiarato “zona arancione” l’intera Lombardia, era tardi: i buoi erano già scappati. Conte ostenta tranquillità, ma è consapevole che un avviso di garanzia – per quanto a volte rappresenti un passaggio obbligato a tutela dell’interessato – non è mai un buon viatico per chi governa. Nello specifico, il premier dovrà spiegare perché nessuno si preoccupò di perimetrare la “zona rossa” attorno ai due Comuni contagiati.
C’era anche il “sì” del Cts per la “zona rossa” in Val Seriana
Soprattutto, dovrà chiarire perché, nella notte tra il 5 e 6 marzo, non arrivò l’ordine ai quasi 400 uomini, tra militari e agenti, mobilitati e inviati a Bergamo di far sbarrare Alzano Lombardo e Nembro. Anzi, quattro giorni dopo arrivò l’ordine del rompete le righe. Eppure, come ricostruisce il Giornale, il 3 marzo la Lombardia aveva avvisato il governo del possibile focolaio in Val Seriana. Palazzo Chigi aveva chiesto un consiglio al Cts (Comitato tecnico-scientifico), che due giorni dopo, risponde che «i dati in possesso rendono opportuna l’adozione di un provvedimento per inserire Alzano Lombardo e Nembro nella “zona rossa”». Vi era, quindi, anche il parere degli epemiologi. Ciò nonostante i militari mobilitati sono rimasti senza ordine. Un nuovo 8 settembre dell’Italia spezzata tra governo e governatori.
Vivo a Bergamo. Ho vissuto in prima persona il disastro causato dall’insipienza di questi dilettanti allo sbaraglio. Quello che però mi ha dato più fastidio di tutto è stato il modo becero in cui hanno attaccato la regione Lombardia ed il suo personale sanitario. È grazie a loro se siamo ancora vivi! In Lombardia vivono più di 10000000 di persone, circa il 20% della popolazione italiana. Meno dell’1% della popolazione della Lombardia è stata infettata (anche grazie agli ‘intelligentissimi’ sindaci di sinistra) e buona parte di questi positivi non sono mai stati in ospedale. Sappiamo che abbiamo avuto quasi 100.000 infettati perchè qui sono già stati fatti circa 900.000 tamponi! Che la smettano di rompere le cosiddette!