Affondo di Tarro: «Per il coronavirus serve più una cura che il vaccino, può diventare stagionale»

6 Lug 2020 11:19 - di Roberto Mariotti
Tarro

«A mio avviso, il Covid19 potrebbe sparire completamente come la prima Sars. Oppure ricomparire come la Mers, ma in maniera localizzata. Cosa più probabile, potrebbe diventare stagionale come l’aviaria. Per questo serve una cura più che un vaccino». Lo afferma Giulio Tarro, il virologo che sconfisse il colera a Napoli.

Tarro e la relazione con i vaccini influenzali

Lo scienziato – nell’intervista a Libero – si sofferma sulla possibile relazione fra l’epidemia e l’utilizzo dei vaccini antinfluenzali. «A Bergamo, il vero epicentro dell’emergenza – come sottolineato da più parti – si è verificato qualcosa di ingestibile. Francamente ha stupito anche me, che mi trovo a lavorare con epidemie da decenni. Lì c’è stata una richiesta di ben 185mila dosi di antinfluenzale. In concomitanza c’è stata un’endemia da meningococco per cui sono state richieste 34mila dosi».

Il fattore inquinamento

«Tutti questi eventi», incalza Tarro, «sono sicuramente importanti, specialmente se messi a confronto con quello studio sull’esercito americano e quello olandese sul virus respiratorio sinciziale». Sulla relazione fra inquinamento e diffusione del virus, il virologo afferma che «ci sono sicuramente delle relazioni e a ciò aggiungerei una cosa forse sottovalutata da molti. Il fatto che i focolai di coronavirus italiano siano nella Pianura Padana, principalmente in Lombardia e Veneto. Questo potrebbe dipendere da fattori ecologici, come alcuni tipi di concime industriale». In sostanza, questi fattori «potrebbero aver alterato l’ecosistema vegetale e, quindi, animale nel quale uno dei tanti coronavirus normalmente in circolazione può aver avuto una inaspettata evoluzione».

«La Cina non sia il capro espiatorio»

«Eviterei di trasformare la Cina in un capro espiatorio», dice ancora Tarro, «per giustificare inefficienze che sistemi sanitari all’avanguardia non dovrebbero avere. È necessaria un’argomentazione. Sulla diffusione del Sars-Cov 2, conta la zoologia correlata a una certa latitudine geografica. I virus influenzali hanno origine o da alcuni animali volatili o da alcuni animali acquatici».

Tarro: il virus, i volatili e i pipistrelli

«In primis i pipistrelli. È stato calcolato che nell’intestino di un pipistrello della Cina meridionale si celino almeno 50 tipi di coronavirus diversi. E, considerando che il pipistrello ha anche una grande importanza alimentare nel Paese, non ci si può certo stupire che il 3% degli agricoltori di tutta la Cina risulti positivo ai coronavirus. Nella stragrande maggioranza dei casi fortunatamente si tratta di forme benigne».

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