Calenda “rottama” Renzi: «Voleva fare il Macron, si è ridotto a fare il Mastella»

20 Lug 2020 11:05 - di Michele Pezza
Calenda

«Matteo Renzi? Voleva fare il Macron, si è ridotto a fare il Mastella». Colpisce duro Carlo Calenda, leader di Azione, sigla nata all’indomani della sua decisione di abbandonare il Pd con il quale un anno fa ha staccato il biglietto per l’Europarlamento di Strasburgo. A Zingaretti che lo bolla come un traditore, lui risponde a tono rinfacciandogli a sua volta di aver stretto l’accordo con il M5S dopo aver giurato il contrario. Calenda considera il movimento grillino come il male assoluto e anche nell’intervista a Libero non ne fa mistero.

Calenda intervistato da Libero

È il motivo per il quale serra i denti sul polpaccio di Renzi nel duello per la sopravvivenza. Con insospettabile ironia lo definisce il «coda a coda» per liberarsi dalla scomoda posizione di fanalino di coda nei sondaggi. I più recenti li davano quasi appaiati: 2,9 Italia Viva, 2,7 Azione. I due dicono più o meno le stesse cose e puntano al medesimo obiettivo: la creazione di un centro riformista. A dividerli, però, c’è proprio il giudizio sul Conte-bis. Renzi lo sostiene. La circostanza che lo faccia tra mille tormenti e ancor più riserve, è la prova – per Calenda – della sua doppiezza. «Prima lo ha fatto nascere, ora la critica», denuncia l’eurodeputato.

Gli elogi a Giorgia Meloni: «Ha dimostrato come si catalizza il consenso»

Nel suo mirino c’è l’intero esecutivo. A cominciare da Francesco Boccia, bollato come «il peggior ministro di un governo tragico», per finire a Luigi Di Maio, presentato come uno che «non saprebbe gestire neanche un bar». L’intervista a Libero ha tutta l’aria di un riposizionamento. Se per Calenda, infatti, «Pd e M5s sono statalisti che puntano a nazionalizzare il Paese», Berlusconi «è sicuramente un interlocutore». Lo sarebbe anche del Pd, ma fanno gli schizzinosi. E lui li scartavetra: «Quei cretini non si rendono conto che con Berlusconi già governano insieme in Europa. Sono in stato confusionale». Elogi anche a Giorgia Meloni per come ha saputo catalizzare il consenso intorno a FdI: «Ci ha messo cinque anni, ma è così che si fa».

 

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