Caso Palamara, la difesa ricusa Davigo: «Non è imparziale». E lui: «Non mi asterrò»
Il caso Palamara non è ancora entrato nel vivo e già fa registrare i primi colpi di scena. Il primo lo mette a segno Piercamillo Davigo, l’ex “Dottor sottile” del pool di Mani Pulite e oggi membro del Csm, dov’è arrivato capeggiando Autonomia&indipendenza, la corrente anti-corrente nata dalla costola di Magistratura Indipendente. «Non intendo astenermi», ha tagliato corto l’ex-pm nel corso dell’udienza stralcio del collegio della Disciplinare del Csm che esamina la richiesta di ricusazione nei suoi confronti avanzata dalla difesa di Palamara. Una richiesta che si fonda su un incontro dello stesso Davigo con Stefano Fava.
Gli intrecci con la vicenda della procura di Roma
Quest’ultimo è un ex-pm romano autore di un esposto depositato alla prima commissione del Csm contro l’ex-procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e l’aggiunto Paolo Ielo. Il documento ne evidenziava presunte irregolarità nella gestione delle inchieste sull’avvocato Piero Amara. In particolare, che Pignatone non si astenne nel procedimento penale a carico del legale nonostante i rapporti di quest’ultimo con il proprio fratello. Davigo ha confermato i pranzi e le cene. Ma ha precisato che parlarono solo di Pignatone e non di Ielo. In un’occasione era addirittura afono. In più, ha prodotto un articolo-intervista di Fava. Circostanza alla quale la difesa di Palamara non si è opposta.
Gli avvocati: «Non c’è sfiducia personale verso Davigo»
Ma i legali del magistrato inquisito per corruzione tengono duro. Per loro Davigo (così come il giudice Ardita) deve essere sentito come teste perché a conoscenza delle vicende dell’esposto nei confronti di Pignatone. In ogni caso, la difesa ha precisato che a base della richiesta «non c’è sfiducia personale nei confronti di Davigo». Il problema è che «tecnicamente non può essere giudice imparziale». A tal proposito, gli avvocati di Palamara hanno citato l’intervento del consigliere Guizzi di fronte al Csm, evidenziando come «le proposte della politica su Alta Corte esterna al Csm confermano necessità di un giudice terzo e imparziale».