Cultura gender e utero in affitto: ecco la legge della sinistra sull’omofobia. Fdi: “E’ la lobby gay”
Un’operazione politico-ideologica, nel nome dell’omofobia, per ricompattare la sinistra e provare a tenere dentro anche il “collante” grillino. Ecco che la maggioranza, come sempre, quando vacilla, tira fuori dal cilindro la leggina politicamente corretta che pone in cima alle priorità del Parlamento, per andare allo scontro con le destre. Stavolta su famiglie gay, gender, utero in affitto, con la scusa di combattere l’omofobia, reati gravi su cui, anche a destra, sono tutti d’accordo.
La sinistra ci riprova, con la scusa dell’omofobia
Dopo il fallimentare tentativo di Nichi Vendola, nel 1996, stavolta ci riprova Alessandro Zan, deputato Pd, che ha presentato in commissione Giustizia la sua proposta di legge per introdurre il reato di omofobia e misoginia. L’obiettivo, apparentemente, è giusto: contrastare odio, violenze e discriminazioni per motivi di genere, identità di genere e orientamento sessuale.
Ma tra le righe i vari commi creano di fatto un bavaglio o una rete di reati contro l’opinione, per smantellare la diversa idea di società, di orientamento sessuale e di famiglia che porta avanti l’altra metà della classe politica che rappresenta il Paese. Non a caso, la legge Mancino aggiunge ai reati di discriminazione per motivi razziali, etnici o religiosi anche quelli fondati «sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere, con pene severe e investimenti scolastici per propagandare, con la scusa della prevenzione delle discriminazione sessuali, l’impianto ideologico “gender” che tanto piace alla sinistra.
I cattolici e i leghisti in campo
Ecco perché, in primis i cattolici, capitanati dal senatore leghista Simone Pillon, parlano di bavaglio contro “chi dissenta dal pensiero unico in materia di matrimonio gay, adozioni gay, utero in affitto e indottrinamento gender nelle scuole”.
E Matteo Salvini rilancia: “Ci sono già tutte le punizioni e le sanzioni possibili e immaginabili . Il rischio è di sconfinare nell’ideologia, ed è un rischio troppo elevato. Per quel che mi riguarda se qualcuno viene discriminato, insultato, pestato, l’unica via possibile è la galera. Non esiste il pestaggio più grave o l’insulto più grave. Non ci sono differenze, altrimenti anche noi presentiamo una legge ma questa volta contro l’eterofobia”.
La reazione di Fratelli d’Italia
“Siamo di fronte ad una iniziativa legislativa che è frutto del furore ideologico animato dalla lobby lgbt. La sinistra italiana finge di non sapere che il nostro ordinamento già punisce – giustamente e doverosamente – ogni forma di
discriminazione e non serve introdurre nuovi reati dietro i quali nascondere una vera e propria legge bavaglio che finirebbe per punire le opinioni di ciascuno, alimentando eccessiva discrezionalità a discapito delle garanzie difensive”. E’ la posizione dei deputati della commissione Giustizia Carolina Varchi e Ciro Maschio e della senatrice Isabella Rauti, responsabile del dipartimento vita e famiglia Fdi.
“Ribadiamo tutte le nostre preoccupazioni, già espresse nel corso delle varie sedute di discussione generale. Auspichiamo che la maggioranza faccia un passo indietro, animata dalla ragionevolezza che dovrebbe animare
l’introduzione di nuove norme penali”, concludono le esponenti di FdI.
L’opposizione è troppo blanda. E’ già troppo tardi per i danni provocati da Lgbt. non hanno alcun dovere e tutti i diritti e continuano a pretendere l’impossibile. E’ ora di dire basta! Su questa legge deve cadere il governo. Organizzatevi e organizziamoci!