Enrico Vanzina contro il politicamente corretto: «Siamo al punto da non poter più dire certe parole»
«Essere schiavi del politicamente corretto è terribile dal punto di vista creativo». Lo afferma Enrico Vanzina. «Se devi lavorare con il bilancino, se devi seguire le regolette, non puoi più fare nulla, non puoi neppure pronunciare certe parole. La correttezza politica ce la devi avere dentro tu, riguarda la tua coscienza. E sei tu stesso a capire che non devi essere offensivo».
Enrico Vanzina e “Sotto il sole”
«Nel caso di questo film, anziché parlare di quelle minoranze, cosa che non mi sembrava opportuna, ho preferito parlare della diversità di un ragazzo non vedente e del suo percorso di inclusione nel gruppo». Lo sceneggiatore lo dice in un’intervista a Libero, parlando del film Sotto il sole di Riccione. Film che ha sceneggiato quasi 40 anni dopo Sapore di mare, del 1983.
Gli elementi “invariabili”
«Lui insegnerà molto agli altri e a lui verrà insegnato molto. I sentimenti», sottolinea Enrico Vanzina, «restano gli stessi di 30 anni fa». E cioè «l’amore, le sue delusioni, i rapporti di amicizia, la sensazione del tempo che scorre. Sono elementi invariabili dell’estate».
L’estate ai tempi del Covid
Poi, si sofferma sulla strana estate 2020 segnata dal Covid. «Penso», dice, che l’estate che stiamo vivendo sia fighissima: i sentimenti di speranza sono più forti e i contatti più difficili tra le persone rendono più maturi i sentimenti: prima era facilissimo baciare qualcuno, ora lo si fa solo quando ne vale la pena».
Quella decisione su “Via col vento”
«Sono nato in una famiglia liberale», aveva detto qualche settimana fa Enrico Vanzina. Quella decisione della HBO di rimuovere dal catalogo Via col Vento non gli era andata giù. Il film rappresenterebbe l’America razzista, quindi zac, si toglie. Assurdo, inaccettabile. «Alla base della mia educazione c’è l’antirazzismo». Ma se si segue quella logica. «bisognerebbe abolire anche i film western e quelli sull’antica Roma».
Enrico Vanzina e il radicalismo di sinistra
Lo sceneggiatore e produttore cinematografico ne parlava a Radio 24. Decisione emblematica di «un certo radicalismo di sinistra che non è riuscito a modificare il presente né il futuro come vorrebbe. E allora se la prende con il passato».