Esce “Rivolte”, il libro di Amorese sui fermenti di popolo che diedero voce alla rabbia del Sud
“Questo libro è prezioso perché colma una lacuna. Mette assieme fenomeni raramente analizzati come espressione di un medesimo stato d’animo”. Sono due righe estratte dalla prefazione di Angelo Mellone al nuovo libro di Alessandro Amorese, Rivolte. I fermenti nazionalpopolari da Avola a Reggio Calabria. In uscita in questi giorni per Eclettica Edizioni, il libro del giornalista ed editore toscano, già autore di volumi dedicati alla figura di Beppe Niccolai ed alle vicende di Fronte della Gioventù e Fuan, dedica le sue 246 pagine, con documenti e testimonianze inedite, alle rivolte avvenute nel centro-sud dell’Italia nel periodo 1968-1971.
Quando l’Italia profonda scese nelle piazze
Rivolte che sono state spontanee e quindi sminuite, imprevedibili e pertanto disprezzate, interclassiste e come tali incomprensibili per gli schemi marxisti imperanti in quei decenni. Dalle giornate di Battipaglia alla Rivolta di Reggio Calabria, di cui in questi giorni ricorre il cinquantenario; dai fuochi di Pescara alla sommossa dell’Aquila; dall’eccidio dei braccianti ad Avola alla “Rivolta del pallone” a Caserta; l’Italia profonda che scese nelle piazze, andando oltre classi sociali, contro la partitocrazia e subendo una feroce repressione nell’ambito di discutibili gestioni dell’ordine pubblico.
Quella voce del Sud che solo la destra seppe ascoltare
Furono cruente e popolari, con in testa giovani, donne, che tenevano alto il gonfalone rivendicato in Municipio o il quadro di Maria concesso dalla Curia. Ad animarle, perciò, i cittadini, che in molti casi bruciarono le tessere di partito e scavalcarono i sindacati. Rivolte molto diverse dai “movimenti” studenteschi e operai del centro nord: differenti negli slogan, nell’antropologia, nelle rivendicazioni. Il tutto nella cornice degli antichi mali del Meridione che esprime forse l’ultimo grande sussulto di orgoglio e di identità di popolo nella battaglia per i capoluoghi di Regione, alimentata ed esacerbata per anni dalle guerre di potere interne alla Democrazia Cristiana. È soprattutto la destra politica, dopo molte titubanze, ed extraparlamentare ad essere protagonista, coerentemente contro l’istituzione delle Regioni, in prima fila nelle insurrezioni e presente nei rioni popolari.
“Rivolte” di Amorese: il racconto di un’epoca
Il libro di Amorese, per la prima volta, affronta ed analizza unitariamente, con testimonianze e documenti dell’epoca, le cronache dimenticate delle rivolte nazionalpopolari. Il volume è stato presentato in anteprima nazionale a Reggio Calabria, inaugurando una lunga serie di celebrazioni e analisi nel cinquantesimo anniversario dello scoppio di quella che sarebbe stata la più lunga rivolta urbana in Europa, stroncata otto mesi dopo dai carri armati inviati dal governo di centrosinistra, ma evocati giorni prima dal vice segretario del Pci Enrico Berlinguer. Quasi un anno di insurrezione di un’intera provincia, caratterizzata da alcune figure di primo piano, una fra tutte quella del sindacalista e poi senatore missino Ciccio Franco, che al grido di “Boia chi molla” ha incendiato le rive dello stretto.