Giletti e le minacce del boss: perché Bonafede non mi ha avvertito? E arriva la solidarietà della Meloni
“Quell’uomo… di Giletti e quel… di Di Matteo stanno scassando la minchia”. E’ l’11 maggio scorso e a parlare, mentre è in carcere, è il boss mafioso Filippo Graviano, condannato per le stragi del ’92 e del ’93. La sera prima aveva visto la trasmissione ‘Non è l’Arena‘ di Massimo Giletti, che parlava di scarcerazioni e non gli era andata giù. Graviano parla con lo ndranghetista Maurizio Barillari. Gli uomini del Gom, il reparto mobile della polizia penitenziaria, hanno ascoltato le sue parole e stilato una relazione. “Il ministro fa il suo lavoro e loro rompono i…”, dice Graviano. A rivelare il retroscena è il giornalista Lirio Abbate nel suo nuovo libro ‘U siccu’ su Matteo Messina Denaro.
“In un paese normale – commenta Massimo Giletti – queste cose non succederebbero. Come minimo mi aspettavo che chi tiene le carte di queste intercettazioni, mi avvisasse. Spero che qualcuno mi risponda su questo. Apprendere da un giornale una cosa di questo tipo, mi lascia molto preoccupato. Mi preoccupa questo silenzio. Stiamo parlando di maggio. Siamo a luglio. Forse una telefonata me la sarei potuta aspettare da qualcuno. Perché nessuno mi ha avvisato? Perché chi è competente non mi ha avvisato? Come minimo c’era il dovere istituzionale di avvisarmi…Credo che il ministro Bonafede, visto che le intercettazioni sono fatte dal Gom, qualcosa sul suo tavolo avrà già da un po’ di tempo”.
Per Giletti è arrivata subito la solidarietà di Giorgia Meloni. “Le minacce del boss in carcere dopo la trasmissione in cui il conduttore denunciava le scarcerazioni avvenute in Italia: questo l’inquietante retroscena rivelato da un giornalista. Solidarietà e sostegno a Massimo Giletti, sicura che non si lascerà intimidire da queste minacce e continuerà, come sempre, con il suo prezioso lavoro”.