Gli immigrati “invadono” Roma, esplode la rabbia dei residenti: «Nessuno controlla se sono infetti»
Il Comune “se ne lava le mani”. Il governo è il primo responsabile. A Roma i cittadini del centro, e specie quelli che vivono intorno a Termini e alle Mura Aureliane, non ne possono più. Ogni giorno che passa la favela popolata da migranti si allarga, tra degrado ed elevati rischi sanitari. “Questa è la fine che fanno gli stranieri che sbarcano sulle nostre coste, diventano invisibili e finiscono a vivere in mezzo alla strada, esponendo tutti noi al rischio di nuovi focolai”, si sfoga Augusto Caratelli, presidente del Comitato Difesa Esquilino-Monti.
“Quelli del Comune se ne lavano le mani”
A tornare sul tema di questa nuova baraccopoli, cresciuta durante il lockdown, è Il Giornale, che al caso dedica una sorta di inchiesta a puntate. “Abbiamo segnalato questa situazione più volte, ma quelli del Comune se ne lavano le mani”, aggiunge un cittadino, ricordando che “poco tempo fa, proprio davanti alla tendopoli, il Campidoglio ha inaugurato una nuova pista ciclabile. Mi sento preso per i fondelli: ma chi volete che venga a pedalare accanto ad una situazione del genere?”.
I migranti: “Covid? Che significa?”
E la situazione è quella di spacciatori e disperati allo sbando, come l’indiano di 42 anni che si fa chiamare Matteo e che è arrivato qui dopo aver perso il lavoro a causa del lockdown o come Malick, trentenne senegalese che si rifugia nell’alcol e che alla domanda se non abbia paura del Covid risponde: “Covid? Che significa?”.
Una favela nel cuore di Roma
Nessuno sa esattamente quanti siano gli stranieri che stazionano qui giorno e notte, ma Matteo chiarisce che sono “indiani, bengalesi, africani. Qui è un porto di mare, ogni giorno si aggiunge qualcuno”. E più cresce la tendopoli, più cresce la paura dei cittadini: “Chi ci assicura che non ci siano degli infetti anche qui?, chiede al cronista del Giornale il signor Egidio, che con i suoi 80 anni è fra le persone che maggiormente andrebbero tutelate.