Grillo, sonetto in romanesco per la Raggi: pija ‘na valigia e se n’annamo via da sta gente de’ fogna…
Beppe Grillo si rivolge alla sindaca di Roma Virginia Raggi, con uno sonetto in romanesco, firmato da Franco Ferrari, in cui il garante del Movimento rimarca l’ingratitudine dei romani nei confronti della prima cittadina. Ma nel quale, anche, la invita a fare le valigie e a lasciare perdere.
Il sonetto della sfiducia a Virginia Raggi
Un sonetto di sostegno o un modo per sfiduciarla? Tutto è giocato sull’ambiguità. Di certo c’è che i toni sono ben diversi da quando il fondatore del M5S gratificava la Raggi parlando di lei come una “guerriera” che il popolo pentastellato doveva sostenere a tutti i costi. Del resto Grillo deve avere capito che la partita a Roma per la Raggi è persa in partenza: di qui l’escamotage del sonetto per dirle di lasciar perdere facendo ricadere la colpa sui romani “ingrati”. I quali in realtà sono le vere vittime di tutta la vicenda.
“Virgì, Roma nun te merita”, titola il sonetto. “A Virgì, pijia na valigia, tu fijio, tu marito, famme un fischio, che se n’annamo via da sta gente de fogna. Lassa perde. Nun te spormonà, sta a fa un bucio de culo, puro senza rubbà, e , chi te critica quà, chi te critica là, chi c’ha er pupo sur fòco, e, jielo devi da tojie, e n’artra che se lamenta che nun je risponni, che nun la vai a sentì, che c’ha puro lei quarche cosa da lamentasse. E che cavolo! Se chiama Virginia, mica è la Madonna der Divino Amore! Quella, dice , che fà li miracoli”.
“Voi romani dovete da rompe er ca’…sempre”
Così continua il testo: “Sò de Roma, e sò settant’anni che ce vivo, e, ogni quarvorta che vinceva un sindaco, me mettevo de buzzo bòno a vedè quello che faceva. A Roma se dice che: li cavalli se vedeno all’arivo! E io li ho sempre giudicati alla fine de la corsa. Voi no, cari romani, voi dovete da rompe er ca’… sempre. Nun è da oggi. Sò circa tremila anni che rompete li cojoni, ma nun fate mai gnente pé dà na mano, anzi, giù botte! Oggi, per esempio, sta pòra donna, era contenta d’avè messo la luce che nun c’era da quarant’anni, a na via a Torre Angela. Me direte, ma era na via de borgata, quarant’anni fa era tutto abusivo! E certo, era abusivo, come si fasse na casa abusiva fosse un diritto, e, che , dar momento che sò state sanate dar condono del 1987, aricordatevelo, voi che rompete er ca’…, 1987. Nisuno, e dico nisuno, c’aveva messo mano, pé mette la luce, li lampioni. Dice. Ma che te vanti? Sò solo quattro lampioni. Intanto sò de ppiù, ma, si pure fussero due, ereno quarant’anni, quasi, che aveveno condonato. Quindi annate a rompe er ca’… da n’artra parte”.
Le reazioni alle parole del sonetto
Parole che hanno irritato il Pd, da sempre contrario a una ricandidatura della Raggi a Roma come del resto la maggioranza dei romani. Stefano Pedica (Pd) trova sconveniente quell’epiteto rivolto ai romani, “gente de fogna”. Un insulto che ha indignato anche la leader di FdI Giorgia Meloni. “Non è chiaro – commenta Giorgia Meloni – se il sonetto che grillo ha dedicato alla Raggi sia una esortazione a non ricandidarsi come sindaco o un invito ad andare avanti. Temo che non lo sappia nemmeno lui. Quello che invece è chiarissimo è il disprezzo di Grillo per i romani. Espressioni come “gente de fogna” sono inaccettabili e mi auguro che il sindaco della Capitale prenda le distanze e pretenda le scuse”.
Ancora ci facciamo prendere in giro da questa gente? Cari amici, cari fratelli D’Italia, ormai l’Italia entrerà, se non si provvede a nuove elezioni, in Terapia Intensiva e c’è un forte rischio di decesso.