Scandalo Camici, “scagionata” la moglie del governatore Fontana. Nessun ruolo attivo
La moglie del governatore lombardo Attilio Fontana, Roberta Dini, non avrebbe avuto un ruolo attivo nella vicenda dei camici. Il caso finito al centro dell’inchiesta della procura di Milano. Che sta indagando sull’ordine di 75mila camici per operatori sanitari del valore di mezzo milione di euro. Fornitura affidata alla Dama, società varesina di cui è titolare il fratello della moglie di Fontana, Andrea Dini. E di cui la stessa moglie del governatore detiene il 10% delle quote. Ma senza avervi un ruolo amministrativo.
Camici, scagionata la moglie di Fontana
Dai primi atti dell’indagine dei pm di Milano è emerso, infatti, che la moglie del governatore lombardo non ha avuto alcun ruolo nel caso della fornitura, poi trasformata in donazione. Roberta Dini infatti non ha cariche amministrative o formali nella società del fratello. Ora Dini risulta indagato con l’accusa di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente insieme al direttore generale dimissionario di Aria, Filippo Bongiovanni. Domani in procura proseguiranno le audizioni di persone utili a ricostruire la vicenda. E l’eventuale conflitto di interessi che si configurerebbe, dopo che ieri in procura sono stati sentiti alcuni tecnici.
“Ho sentito decine di imprese e abbiamo portato a certificarsi con marchio CE 61 imprese che hanno prodotto camici. Qual era l’alternativa in quei giorni? Lasciare i nostri medici senza protezione. Rimanere sul divano e scegliere la strada dell’irresponsabilità”. Così l’assessore lombardo all’Ambiente Raffaele Cattaneo. Che era a capo della task force per la produzione di mascherine e Dpi durante l’emergenza Covid. “Sapevo avremmo corso dei rischi ma rifarei tutto, in coscienza ritengo sia stata la cosa giusta”.