Strage di Bologna, l’imbarazzante rapporto segreto fra il giudice Gentile e il terrorista dell’Fplp, Saleh
C’era un rapporto di amicizia e stretta frequentazione fra il consigliere istruttore aggiunto Aldo Gentile, che si occupava dell’istruttoria sulla strage di Bologna e Abu Anzeh Saleh, il giordano referente in Italia del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina arrestato il 13 novembre 1979 per i due missili Sam Strela7 scoperti dai carabinieri a Ortona su un pulmino a bordo del quale vi erano tre esponenti dell’Autonomia Operaia, Daniele Pifano, Giorgio Baumgartner e Luciano Nieri.
Lo rivelano, in un articolo uscito oggi su ReggioReport, il ricercatore Gabriele Paradisi e il giornalista Gian Paolo Pelizzaro.
La spericolata connection, fatta di cortesie reciproche e persino di scambi di regali ma anche di contatti su una casella postale segreta fra il magistrato titolare delle indagini sulla strage e il terrorista che abitava a Bologna e che, attraverso George Habbash era collegato al superterrorista Carlos Lo Sciacallo, è emersa dalle carte dell’inchiesta.
E, in particolare, da un verbale di interrogatorio come persona informata sui fatti del magistrato sentito dai suoi stessi colleghi di Bologna. nell’ambito dell’inchiesta sulla pista palestinese e sulla presenza a Bologna di Thomas Kram e Crhrista Margot Frolich.
Un verbale da cui emergono parecchie incongruenze che potrebbero portare gli ispettori del ministero di Grazia e Giustizia a Bologna per capire cos’è davvero accaduto all’ombra della contestata inchiesta sulla strage.
Tutto parte dall’interpellanza dell’allora parlamentare di Alleanza Nazionale, Enzo Raisi, firmata da 22 colleghi e presentata il 25 settembre 2012, che fa riferimento ad un articolo sul mensile Area. L’interpellanza e l’articolo citano un documento da cui emerge un interessamento del giudice Aldo Gentile per Saleh.
E il 7 novembre 2012, infatti, Gentile viene interrogato dal pm Enrico Cieri e dal capo dell’Antiterrorismo Marotta.
Il magistrato è chiamato a spiegare ai colleghi il motivo per cui intercede, il 10 settembre 1981 – quando Saleh è stato scarcerato da poco dopo la sequela di violente minacce di attentati ritorsivi contro aerei, cittadini e interessi italiani da parte del Fplp – presso i colleghi della Corte d’appello dell’Aquila affinchè al terrorista sia concesso un permesso per andare a Roma per una settimana.
Abu Anzeh Saleh, si giustifica Gentile con i colleghi che lo interrogano su quella strana e imbarazzante amicizia, “abitava in via delle Tovaglie e frequentava il bar che era di fronte alla sua abitazione. Ci si vedeva…si familiarizzava”.
E poi aggiunge, a verbale: “Siccome stava sempre lì, ci si salutava, si scherzava. Assolutamente mai cose professionali”.
Ma qualcosa non torna. Dice il giudice Gentile: “Poi sono andato a Roma, sono dovuto andare da…non mi ricordo come si chiama, comunque era il fiduciario dell’Olp a Roma il quale mi disse che Abu Anzeh Saleh era un suo agente. E, precisamente il suo agente di Bologna“.
Resta da capire, a questo punto, cosa c’entrasse Saleh che, come detto, venne arrestato per i missili Sam Strela7 scoperti a Ortona, con la strage di Bologna. Che nesso c’era fra Saleh e la strage alla stazione?
Il pm Cieri lo chiede al collega Aldo Gentile. Che, però, replica di non ricordare.
Resta quel telex firmato da Gentile e partito il 10 settembre 1981 dall’Ufficio Istruzione del Tribunale di Bologna diretto alla Corte d’Appello dell’Aquila: “Ai fini procedimento relativo attentato stazione ferroviaria Bologna 2 agosto ’80 rendesi necessario convocazione in Roma Saleh Abu Anzeh periodo 15-21 settembre. Prego pertanto autorizzare detto periodo assenza Bologna predetto imputato sottoposto codesta Corte obblòigo dimopra Comune Bologna et presentazione periodica Questura Bologna”. Firmato: Aldo Gentile.
Che ci andò a fare Saleh a Roma? E quale fu il suo tragitto? Chi incontrò? Gentile era a conoscenza delle persone che Saleh avrebbe incontrato? E qual’era, a giudizio di Gentile, la connessione fra l’inchiesta sulla strage di Bologna e il suo viaggio a Roma?
Nei documenti dell’inchiesta di Gentile non c’è un solo atto che spieghi questo mistero.
Addirittura, nello scambio di comunicazioni fra Ufficio istruzione di Bologna, Corte d’Appello dell’Aquila e polizia di Bologna, il viaggio di Abu Anzeh Saleh si dilata. E da una settimana passa a dieci giorni.
Non solo. Dice Gentile, nell’interrogatorio che Saleh “è tornato a Bologna ed io sono stato sollecitato ad emettere un certo certificato, autorizzazione”
Chi sollecitò Gentile ad occuparsi di Saleh quando il terrorista tornò a Bologna?
Il pm che lo interroga insiste. Ma Gentile dice di non ricordare: “Qualcuno me lo ha chiesto, ma non certamente l’Olp. Il Sismi sì, ma non credo però”.
Ma ci sono altri due aspetti, pesantemente imbarazzanti. Anch’essi restano sospesi per aria. Intanto i regali che Saleh faceva al magistrato, in particolare un bassorilievo in ottone che raffigura il tempio di Gerusaleme. Ma, soprattutto, il tentativo di Gentile di condividere con i colleghi Giorgio Floridia e Vito Zincani la frequentazione di Abu Anzeh Saleh.
Una storia totalmente falsa, quella riferita da Gentile. Sono gli stessi Floridia e Zincani a smentirlo.
Fatto sta che l’inchiesta della Procura di Bologna sulla pista palestinese per la strage e sui due terroristi tedeschi, Thomas Kram e Crhrista Margot Frolich finisce archiviata.