Tarro chiama in causa Burioni: qualcuno faceva il negazionista a febbraio, e non ero io…

27 Lug 2020 18:00 - di Adele Sirocchi

“All’inizio di febbraio qualcuno che si spaccia per virologo dice che non ci sarebbe possibilità di epidemia in Italia. Invece dal 20 al 22 febbraio abbiamo una bomba atomica, soprattutto in Lombardia e in altre 14 province”. E’ un passaggio dell’intervento del virologo Giulio Tarro, durante il convegno in Senato ‘Covid-19 in Italia: tra informazione, scienza e diritti’. Tarro allude a Roberto Burioni, con il quale si è trovato più volte in disaccordo sul tema della pandemia da coronavirus. Per Tarro, in particolare, il viurs Covid-19 è destinato a scomparire e non dovrebbe esserci una seconda ondata.

Tarro: Wuhan e Lombardia hanno lo stesso inquinamento

“Dobbiamo tenere in considerazione – ha detto ancora Tarro – che ci sono molti scambi commerciali tra Wuhan e la Lombardia, che condividono lo stesso inquinamento climatico. Relativo soprattutto alle particelle che non rappresentano solo i vettori del virus ma anche l’apertura del recettore Ace, la porta d’entrata del virus”.

Rivedere l’uso delle mascherine

Il virologo è poi tornato sulla questione mascherine:  “Studi hanno mostrato come il contagio” da coronavirus Sars-Cov-2 “non avviene all’esterno e in luoghi ventilati e, come confermato dall’università di Oxford a fine maggio, il virus non sopravvive più di 6-7 minuti ai raggi ultravioletti”. Queste evidenze “diventano importanti per tutte le asserzioni sulle famose mascherine”. Il loro uso “va rivisto soprattutto in vista della prossima apertura delle scuole a settembre”.

L’esperto ricorda che “inizialmente” le mascherine “andavano portate esclusivamente da soggetti contagiati e operatori sanitari”, ed evidenzia come si registri nel mondo “una differenza negli approcci”. Per esempio, per quanto riguarda le scuole, “a maggio erano aperte in Danimarca e Austria, in Svezia non le hanno mai chiuse”.

L’approccio terapeutico

Altri aspetti su cui riflettere sono i dati che riguardano “l’immunità cellulare” rilevata contro Sars-Cov-2 in alcuni studi e finora “poco considerata” e il grande capitolo dell’approccio terapeutico a Covid-19, “che dovrebbe basarsi soprattutto su antivirali, prima di considerare” l’arma “vaccino”. C’è poi anche l’approccio degli anticorpi neutralizzanti dimostrato dagli studi sul plasma, metodo usato da Giuseppe De Donno a Mantova, in collaborazione con il Policlinico San Matteo di Pavia.

 

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