Travaglio, allusione volgare contro la giornalista Annalisa Chirico. Ma siccome non è Feltri…
Siamo alle solite: se ad usare un linguaggio volgare contro una donna è il giornale di Vittorio Feltri si scatena l’indignazione per il giornalismo sessista. Se a scivolare è Marco Travaglio si chiude un occhio. Il tutor dei Cinquestelle e direttore del Fatto oggi nel suo consueto editoriale colpisce la giornalista Annalisa Chirico. Ecco cosa ha scritto: “Il libro di Annalisa Chirico: ci vorrebbe la triade Salvini-Draghi-Renzi. Ma poi ci vorrebbero pure tre lingue come le sue per leccarli tutti e tre”.
Ovviamente, non trattandosi di Vittorio Feltri o di altro giornalista non allineato, non se n’è accorto nessuno. O, se se ne sono accorti, hanno fatto finta di nulla. Non è la prima volta e non sarà l’ultima. Travaglio aveva già dato prova della sua delicatezza lessicale scrivendo che Maria Elena Boschi era “trivellata dai pm”. Il Pd in quell’occasione alzò la voce.
Nessuna Boldrini o tantomeno qualche sua emula invece difenderà la Chirico così come non sono state difese quelle prima di lei e quelle che verranno dopo. Eppure l’allusione di Travaglio è anche peggio di quel “patata bollente” rivolto a Virginia Raggi che costò a Feltri una vera e propria crocifissione mediatica. Due pesi e due misure, ormai ci siamo abituati. Se una donna non è di sinistra la si può raffigurare come una cagna tenuta al guinzaglio come è accaduto per la candidata leghista in Toscana, Susanna Ceccardi. L’indignazione è sempre a senso unico. E non è proprio per questo più credibile. Del resto oggi l’indignazione del Fatto ètutta rivolta al rampollo di Selvaggia Lucarelli al quale, poverino, hanno chiesto i documenti. Neanche fosse un dissidente di Hong Kong…
Fanno solo schifo