La figuraccia del grillino Di Stefano: confonde la Libia con il Libano. Il web si scatena: «Siete il peggio»

5 Ago 2020 10:44 - di Giorgio Sigona
Di Stefano

Svarione social per il sottosegretario grillino agli Esteri Manlio Di Stefano. Su Twitter, dopo la tragedia di Beirut, esprime la sua solidarietà ai «libici» invece che ai «libanesi».

La frase di Di Stefano che provoca gli sfottò

«Con tutto il cuore mando un abbraccio ai nostri amici libici», scrive Di Stefano. «Lo abbiamo già detto e lo ripeto anche io, l’Italia c’è ed è pronta a dare tutto l’aiuto possibile. Coraggio». Poi, l’esponente del M5S, sommerso dagli sfottò, si accorge dell’errore e lo corregge in un successivo post.  La rete però non dimentica e così, tra meme e ironie, molti utenti punzecchiano Di Stefano per la gaffe.

Il sottosegretario cerca di difendersi

In un commento al post “incriminato” Di Stefano si giustifica così: «Ma quale cavolata, ho semplicemente sbagliato a scrivere. Lavoro su Libia e Libano da anni come su tutto il Mena». Il Mena è l’acronimo che sta per Middle East and North Africa.

Sul web una valanga di ironie e meme

Ma figuriamoci se una puntualizzazione del genere possa fermare gli sfottò del web. «I Cinquestelle devono tornare a scuola, sperando di non trovare la Azzolina come prof», scrive un utente. Le vignette con Di Stefano si moltiplicano, così come si moltiplicano i commenti sotto ogni meme. «Siamo nelle mani di incapaci», il giudizio sferzante di Umberto A. C’è chi posta il video di un Vittorio Sgarbi particolarmente furioso. Quello, cioè, in cui il critico d’arte si scatena contro i grillini: «Sono idioti, dementi, con loro non si deve governare».

La reazione contro Di Stefano

Un altro navigatore, invece, risponde a Di Stefano postando una frase di Vittorio Feltri. «I Cinquestelle si stracciano le vesti e fanno le verginelle. Sono ridicoli». Una marea di ironie e anche qualche insulto per il sottosegretario grillino. E qualcuno gli ricorda che il suo capo, Di Maio, invece di dire coronavirus, disse coronavaius. «Tornatevene a casa, che è meglio per tutti».

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