La piazza Lgbt minaccia di morte Massimo Gandolfini. Ma a sinistra non ci fanno caso

1 Ago 2020 15:35 - di Valeria Gelsi
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Minacce di morte sono arrivate dalla piazza Lgbt a Massimo Gandolfini, presidente del Comitato “Difendiamo i nostri figli” e organizzatore del Family day. La notizia, che avuto una certa circolazione sui social, non pare però abbia allarmato i “custodi” della democrazia in Italia né i solerti promotori di iniziative contro l’odio e la discriminazione. Insomma, nessuno dalle parti di Laura Boldrini & co si è sollevato (o messo in ginocchio) contro la violenza nei confronti di un uomo che da anni è impegnato sul fronte della difesa dei diritti (sebbene quei diritti non piacciano a chi ritiene di avere il monopolio sul tema). Eppure non è nemmeno la prima volta che capita: già in passato Gandolfini fu oggetto di esplicite minacce di morte.

Le minacce di morte a Gandolfini dalla piazza Lgbt

Anche stavolta le minacce sono state inequivocabili. “Contro la violenza di generi e confini rivoluzione trans. Appendiamo Gandolfini“, si legge sul cartello fotografato a una manifestazione Lgbt a sostengo del Ddl Zan e ora non più rintracciabile sulla pagina di Non una di meno Latina da cui era stato rilanciato. La foto resta però agli atti sulla pagina del Family day, che per primo ha espresso solidarietà a Gandolfini. “Ecco a quale rispetto – si legge nel post – verranno educati i nostri figli nelle scuole grazie ai 4 milioni di euro del bavaglio Zan. E lo chiamano contrasto alle discriminazioni…“.

A sinistra tutti distratti…

La cronaca ci ha abituato al fatto che, a parti inverse, la sinistra avrebbe sollevato un coro di indignazione e richieste di intervento, per lo meno, della Digos. Che Gandolfini sarebbe stato immediatamente identificato come un bersaglio da proteggere. Stavolta niente. Ma anche questo non stupisce: è prassi consolidata, infatti, da quelle parti essere sempre piuttosto distratti quando le minacce e gli insulti colpiscono chi la pensa diversamente. Solidarietà a Gandolfini, invece, è arrivata da numerose voci del centrodestra. A partire da Giorgia Meloni, che a sua volta ha denunciato l’ipocrisia del fronte dei ‘diritti per tutt*’.

La solidarietà di Meloni e FdI a Gandolfini

“Solidarietà di Fratelli d’Italia a Massimo Gandolfini, minacciato di morte dagli stessi che danno lezioni al resto del mondo sul rispetto e su come si combatte l’odio”, ha scritto Meloni sulla sua pagina Facebook. “Il vero obiettivo della lobby Lgbt e della sinistra – ha proseguito – è esattamente questo. Vogliono chiudere la bocca per sempre a chi non si allinea al pensiero unico dominante”. “Chi dissente dal mainstream deve essere punito, rieducato, messo in galera e se insiste anche fatto fuori. Fratelli d’Italia si sta battendo in Parlamento contro questa pericolosissima deriva liberticida, che minaccia la nostra democrazia e la libertà di pensiero”, ha concluso Meloni. Alla voce della leader di FdI si è unita anche quella di altri esponenti del partito, dalla senatrice Isabella Rauti, responsabile del dipartimento “Pari opportunità, famiglia e valori non negoziabili”, all’europarlamentare Carlo Fidanza.

La Lega: “Ecco a chi vogliono dare 4 milioni all’anno”

E solidarietà a Gandolfini è arrivata anche dalla Lega, con l’intervento del senatore Simone Pillon, che ha chiesto “volete arrestarci o appenderci? Chi discrimina chi?”, e dell’eurodeputata Simona Baldassarre, che ha sottolineato che “purtroppo questa è il tipo di democrazia a cui sono abituati. Chi non la pensa come loro va messo alla gogna, sia nelle piazze o in un aula di tribunale”. “Ecco a chi la sinistra intende dare 4 milioni all’anno. Noi, al contrario, vogliamo continuare ad essere liberi di dire che la famiglia è solo quella naturale e che ogni bambino ha bisogno di una mamma e di un papà; che le donne non sono incubatrici su cui lucrare e che non vogliamo sermoni gender nelle scuole”, ha proseguito Baldassarre, rilanciando anche lei la battaglia perché “l’assurdo Ddl Zan non diventi legge”.

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