Le cinque donne: chi erano le vittime di Jack lo Squartatore. La loro storia in un libro avvincente e originale

9 Ago 2020 19:59 - di Adele Sirocchi

Da una parte c’è lui, Jack lo Squartatore, un serial killer che è diventato un mito. Dall’altra ci sono loro, le vittime. Le donne, vagabonde, alcolizzate, prostitute occasionali, che l’assassino ha orrendamente deturpato. Su quelle vite finite tra i vicoli maleodoranti di Whitechapel, il malfamato quartiere londinese dove Jack lo Squartatore agiva, una storica americana, Hallie Rubenhold, ha deciso di alzare il velo. Ha voluto scavare nelle loro scarne biografie, ricostruirne l’infanzia, la vita travagliata, tra uomini violenti e parenti indifferenti, in una Inghilterra vittoriana che colpiva con un marchio di infamia le donne sole e senza un tetto.

Il risultato è un libro a sfondo storico-sociologico, che si legge come un romanzo: Le cinque donne. La storia vera delle vittime di Jack lo Squartatore (Neri Pozza, pp.378, euro 19). Polly, Annie, Elizabeth, Kate e Mary Jane non erano delle donne “perdute”, non erano solo “prostitute”. Erano state figlie, mogli, amanti, madri. Donne che dimenticavano le loro sofferenze lasciandosi annebbiare dall’alcol. Donne che avevano sognato un destino migliore di quello che la sorte ha alla fine riservato loro: una vita di stenti, trascinandosi da un pensionato all’altro fino all’incontro con il coltello micidiale di The Ripper.

“Il mio intento – spiega l’autrice – non è quello di dare la caccia e un nome all’assassino. Desidero invece seguire le tracce di cinque donne, soppesare le loro esperienze nel contesto del loro tempo e ripercorrere il loro cammino di luce e ombra. Meritano di più dei vuoti gusci umani in cui le abbiamo trasformate… nella speranza di restituire loro ciò che tanto brutalmente hanno perduto insieme alla vita: la dignità”.

Solo una di queste donne, Mary Jane, era una prostituta. Le altre vivevano fuori dalle regole. Come Polly Nichols, che abbandonò il marito e per questo perdette la “rispettabilità”. Annie Chapman era la moglie di un cocchiere di un aristocratico: cominciò a bere troppo per sopportare la disgrazia di avere un figlio disabile. Elizabeth Stride aveva gestito un caffè, aveva saputo risollevarsi dalla sua condizione di ragazza madre. Ma anche per lei fu fatale l’amore per l’alcol. Kate Eddowes scriveva addirittura ballate col suo compagno cantastorie. Ma fu una convivenza segnata dalle violenze di lui e dall’aggressione della povertà. Mary Jane Kelly è la quinta vittima ufficiale e quella di cui si sa di meno. I misteri della sua biografia hanno dato adito a diverse congetture romanzesche.

Il libro di Hallie Rubenhold non si limita a ricostruire le vicissitudini esistenziali delle cinque donne assassinate a Londra. Ma spiega e illustra anche il contesto in cui vissero, il tessuto sociale che ne determinò le condizioni di vita, i valori che impedirono di guardare a queste donne come esseri umani prima ancora di considerarle dedite a pratiche dissolute. E’ un libro che si occupa di storia al femminile all’interno della storia sociale della Londra della seconda metà dell’Ottocento. Un punto di vista inedito e che si arricchisce di notizie e aneddoti mentre le protagoniste si addentrano verso il loro destino di morte.

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