L’infettivologo Bassetti: «Interessi politici dietro un nuovo lockdown, la scienza dice altro»

18 Ago 2020 16:34 - di Monica Pucci

Nella guerra di parole tra scienziati lui spesso viene inserito nella lista dei “negazionisti”, quasi tutti ascritti alla destra, ovviamente. Ma il professor Matteo Bassetti non nega nulla del coronavirus, pur non condividendo l’allarmismo del governo e di certi scienziati che sembrano mossi più da ragione politiche che scientifiche. “Mi auguro che alcune decisioni politiche non siano preambolo per non far fare tornare i nostri figli a scuola…”, accusa Bassetti.

Il covid e l’allarmismo sul lockdown

“Un nuovo lock­down non servirebbe a nulla, oggi non c’è nessuna ragione per chiu­dere nuovamente. Chi propone un nuovo lockdown, ha qualche evidenza scientifica che servirebbe a qualcosa? Oggi la situazione è molto diversa rispetto allo scorso marzo-aprile”, scrive Bassetti su Facebook,  in qualità di direttore della Clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. “Ci sono molti asintomatici – evidenzia l’infettivologo – Chi contrae il virus non si ammala automaticamente in modo terribile, a livello mondia­le la letalità sta tendendo alla di­minuzione”.

Bassetti e il virus meno pericoloso

“Sembra una malattia diversa, probabilmente perché sia­mo diversi noi: la intercettiamo meglio, siamo diventati più bravi a trattarla. E anche la carica virale sembra diminuita – osserva Bassetti – Mi auguro che alcune decisioni politiche non siano preambolo per non far fare tornare i nostri figli a scuola. Questo sarebbe il fallimento di un Paese civile e democratico. Non posso neanche pensarci un istante. Questo è un virus con cui dovre­mo imparare a convivere, rispet­tandolo e rispettandoci. Starà con noi ancora per molto”. E non scomparirà certo al tramonto…

Le conclusioni di Bassetti sono tutt’altro che da negazionista. “Bisogna im­parare a rispettare il distanziamen­to sociale, evitare gli assembra­menti, restare a casa quando si hanno sintomi influenzali, lavarsi spesso le mani. Sono regole basila­ri, ma senza tutto questo allarmi­smo”, conclude il professore ligure.

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