L’infettivologo Bassetti: «Interessi politici dietro un nuovo lockdown, la scienza dice altro»
Nella guerra di parole tra scienziati lui spesso viene inserito nella lista dei “negazionisti”, quasi tutti ascritti alla destra, ovviamente. Ma il professor Matteo Bassetti non nega nulla del coronavirus, pur non condividendo l’allarmismo del governo e di certi scienziati che sembrano mossi più da ragione politiche che scientifiche. “Mi auguro che alcune decisioni politiche non siano preambolo per non far fare tornare i nostri figli a scuola…”, accusa Bassetti.
Il covid e l’allarmismo sul lockdown
“Un nuovo lockdown non servirebbe a nulla, oggi non c’è nessuna ragione per chiudere nuovamente. Chi propone un nuovo lockdown, ha qualche evidenza scientifica che servirebbe a qualcosa? Oggi la situazione è molto diversa rispetto allo scorso marzo-aprile”, scrive Bassetti su Facebook, in qualità di direttore della Clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. “Ci sono molti asintomatici – evidenzia l’infettivologo – Chi contrae il virus non si ammala automaticamente in modo terribile, a livello mondiale la letalità sta tendendo alla diminuzione”.
Bassetti e il virus meno pericoloso
“Sembra una malattia diversa, probabilmente perché siamo diversi noi: la intercettiamo meglio, siamo diventati più bravi a trattarla. E anche la carica virale sembra diminuita – osserva Bassetti – Mi auguro che alcune decisioni politiche non siano preambolo per non far fare tornare i nostri figli a scuola. Questo sarebbe il fallimento di un Paese civile e democratico. Non posso neanche pensarci un istante. Questo è un virus con cui dovremo imparare a convivere, rispettandolo e rispettandoci. Starà con noi ancora per molto”. E non scomparirà certo al tramonto…
Le conclusioni di Bassetti sono tutt’altro che da negazionista. “Bisogna imparare a rispettare il distanziamento sociale, evitare gli assembramenti, restare a casa quando si hanno sintomi influenzali, lavarsi spesso le mani. Sono regole basilari, ma senza tutto questo allarmismo”, conclude il professore ligure.