Massimo Giletti sotto scorta per le minacce del boss: «Voglio sapere perché solo da pochi giorni»
Da un paio di settimane Massimo Giletti vive sotto scorta dei carabinieri, a causa del suo lavoro di inchiesta di Non è L’Arena su La 7, che ha fatto esplodere il bubbone delle centinaia di detenuti mafiosi rispediti a casa. Coma abbiamo raccontato a più riprese Giletti è stato per questo minacciato e additato come nemico a mafiosi e ‘ndranghetisti dal boss Filippo Graviano. Fu intercettato in carcere in una conversazione agghiacciante. Riferendosi proprio a Giletti e al giudice Nino Di Matteo, osservava: “Il ministro fa il suo lavoro e questi… Giletti e Di Matteo rompono la minchia”.
Giletti: “Perché solo ora la scorta?”
Una minaccia che è alla base della decisione del ministero degli Interni di dare la scorta al conduttore de La 7. Giletti al Corriere della Sera ha detto: «Sono molto dispiaciuto e non posso dire molto. È obbligatorio, non posso sottrarmi». Poi ha lanciato un’interrogativo inquietante: «Solo noto che questo provvedimento della scorta arriva dopo che un quotidiano nazionale ha riportato le parole del libro di Lirio Abate. Perché hanno preso questo provvedimento solo dopo che la notizia è stata pubblicata da un giornale?». Già, bizzarro.
Era l’11 maggio scorso quando questa intercettazione ambientale del Gruppo Operativo Mobile della polizia penitenziaria era stata rivelata su Repubblica da Lirio Abate. Il giornalista dell’Espresso l’aveva peraltro pubblicata nel libro «U siccu – Matteo Messina Denaro: l’ultimo dei capi». Giletti si chiede come mai solo dopo un articolo di giornale. “In un paese normale – aveva all’epoca commenta Massimo Giletti – queste cose non succederebbero. Come minimo mi aspettavo che chi tiene le carte di queste intercettazioni, mi avvisasse. Spero che qualcuno mi risponda su questo. Apprendere da un giornale una cosa di questo tipo, mi lascia molto preoccupato”. E la scorta è arrivata solo due settimane fa.