Pensioni, stanno preparando la grande sforbiciata sugli assegni. Ecco che cosa bolle in pentola
È in arrivo una nuovo taglio sulle pensioni. Il governo giallorosso prepara una nuova batosta per i pensionati italiani. Come anticipa il Giornale sia che si parli del mantenimento delle uscite anticipate che di quota 41 il governo guidato da Conte vuole procedere al taglio degli assegni. In vista della chiusura di Quota 100 prevista per il 2012, a settembre si scaldano i motori. E sono in calendario una serie di tavoli tecnici e politici in cui saranno discussi i progetti di riforma del sistema pensionistico. I sindacati saranno ricevuti dal ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. Ma nell’aria si respira già una riforma lacrime e sangue.
Pensioni, le due opzioni
La riforma voluta fortemente dalla Lega ha dimostrato che non ha rovinato le casse dello Stato. Scrive il Giornale che per il 2019 i costi della riforma dell’anno precedente sono ammontati a 5,2 miliardi di euro, oltre 600 milioni meno di quanto indicato nella relazione tecnica al Ddl di Bilancio. Per Giuseppe Conte si apre una partita davvero difficile.
Ora sul tavolo ci sono due opzioni. Da un lato, la proposta di introdurre un meccanismo di penalizzazione dei premi pensionistici. Come scrive Il Messaggero, i giallorossi stanno ipotizzando di “consentire a chi lo desidera l’uscita anticipata a 62-63 anni di età accettando un taglio del 2,8-3% del montante retributivo (introdotto nel 1996) per ogni anno che serve per raggiungere quota 67 anni. Vale a dire l’orizzonte ordinario della pensione”. Secondo le stime del quotidiano romano, con questa finestra di opportunità 150mila lavoratori all’anno andrebbero in pensione rinunciando mediamente al 5% del trattamento.
I sindacati e quota 41
Dall’altro lato c’è la proposta dei sindacati confederali. Estendere a livello della platea generale l’opzione “Quota 41”. Ovvero a 41 anni di contributi il lavoratore può richiedere il pensionamento. Quota 41 è un vecchio obiettivo della Lega, ma l’ipotesi non piace al governo. Come ricorda sempre il Giornale, il governo secondo quanto riportato nelle ultime settimane potrebbe accettare di puntare su questa riforma. Ma solo con un forte taglio degli assegni. Fino ad arrivare ad accarezzare, come scrive il Giornale, “l’idea della penalizzazione, ossia eliminare il calcolo di quota retributiva per coloro che hanno iniziato a lavorare prima della riforma Dini (1 gennaio 1996)”. Proposta drammatica, che si trasformerebbe in un attacco violento ai diritti acquisiti da parte del governo.