Ru486, Isabella Rauti: «Le nuove linee guida scateneranno l’aborto fai da te»
“La scelta del Consiglio superiore di Sanità di aggiornare le linee guida sull’aborto farmacologico (Ru486) sembrano ispirate da un furore ideologico più che dal rispetto della salute delle donne. Hanno previsto l’utilizzo della pillola abortiva Ru486 senza alcun ricovero obbligatorio e l’allungamento del periodo di somministrazione. Tuttociò è pericoloso e irresponsabile. Inoltre, apre sempre di più a un sistema di interruzione di gravidanza “fai da te”. E non è vero che con questa determinazione le donne sono più libere. Sono invece più sole e abbandonate a loro stesse sia dal punto di vista medico-sanitario che da quello psicologico”. Lo dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia, Isabella Rauti, responsabile del Dipartimento Pari opportunità Famiglia e Valori non negoziabili.
“Ru486, è la solita ipocrisia della sinistra”
“Senza contare che si contraddice uno dei contenuti della legge 194/78 ovvero la tutela della salute delle donne. La somministrazione a domicilio della pillola abortiva RU486 è un pericoloso ritorno al passato e rappresenta la solita ipocrisia della sinistra brava ad accusare di oscurantismo politico chi ritiene che la somministrazione debba prevedere il ricovero e il controllo medico, preferendo gli slogan alla salute del corpo delle donne. Fratelli d’Italia è contro questa scelta del CSS e chiederà conto al ministro Speranza di questa assurda e pericolosa decisione”, conclude.
I pericoli per la salute delle donne
Il cambiamento delle linee guida “aggira il fatto che l’interruzione della gravidanza vada eseguita in condizioni di sicurezza per la donna. Infatti, la legge 194 prevedeva il ricovero fino all’interruzione della gravidanza. Atto che nell’aborto chirurgico coincide con l’asportazione del feto”. Ad intervenire è Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita e Prorettore vicario dell’Università Europea di Roma. “Consentire invece che la pillola Ru486 sia somministrata in ospedale e poi la donna possa uscirne ed espellere l’embrione-feto in privato e in totale solitudine, con rischi di gravi e fatali emorragie – prosegue – è un modo per ridurre la portata della norma di garanzia per la donna. Una scelta dettata soprattutto dall’interesse di diminuire i costi della procedura abortiva, riducendo i giorni di ricovero”.
Scienza e Vita: “Si sottovaluta l’impatto sociale”
“Si sottovaluta inoltre – conclude il presidente di Scienza & Vita – anche l’impatto sociale del dramma dell’interruzione della gravidanza, che con questa procedura lampo si vorrebbe rendere sostanzialmente una pratica fai-da-te, ma che certamente non si attenua normalizzando l’aborto, i cui strascichi psicologici accompagnano la vita di chi lo ha praticato, ma soltanto con un’efficace opera di prevenzione su cui il legislatore è da anni gravemente inadempiente”.