Salvini: «Ecco come hanno nascosto la norma scritta per fare un regalo al suocero di Conte»

16 Ago 2020 12:41 - di Giovanni Pasero
suocero di Conte

Il bonus Inps usato come arma di distrazione di massa? Per coprire il favore fatto al suocero di Conte? A pensare male si fa peccato, ma di solito ci si azzecca, come amava ripetere Giulio Andreotti. Uno che di politica e di strategie ne masticava abbastanza.

E stavolta a pensare male è Matteo Salvini. «Non vorrei che i polveroni mediatici di questi giorni servissero a nascondere la norma del Decreto rilancio (articolo 180, commi 3 e 4) che, come scrivono alcuni quotidiani, cancella un reato che toglie dai guai il padre della compagna di Conte, per una faccenda di mancati pagamenti milionari della tassa di soggiorno».

Nel tweet del segretario della Lega ci sono una serie di dati che i telegiornali e molti media hanno omesso. Ne ricordiamo alcuni, per rinfrescare la memoria ai lettori e agli elettori.

Nel decreto rilancio cancellato un reato

Massimo Ferro e Lucio Malan hanno sviscerato la questione nei giorni scorsi. Il suocero di Conte, Cesare Paladino, da un giorno all’altro, il 19 maggio del 2020, senza il disturbo di una udienza in tribunale, si è trovato sgravato dall’accusa di peculato. Reato che comporta la reclusione da un minimo di quattro anni a un massimo di dieci anni e sei mesi.

Il suocero di Conte è il proprietario dell’Hotel Plaza

I senatori di Forza Italia hanno ricostruito tutti i passi della legge ad personam. «Il signor Paladino, gestore del prestigiosissimo Hotel Plaza di Roma, dal 2014 al 2018 non ha girato al Comune di Roma i 7 euro al giorno richiesti ad ogni cliente per pagare la tassa di soggiorno. Poiché non sono soldi suoi, ma percepiti per conto del Comune di Roma, non si tratta di semplice evasione fiscale ma, per la giurisprudenza prevalente, di peculato. La faccenda è così chiara che gli avvocati ordinari del signor Paladino hanno proposto nel giugno 2019 di patteggiare una pena di un anno, due mesi e sette giorni di reclusione».

Poi scopri che «uno dei 266 articoli del decreto rilancio, precisamente il 180, commi 3 e 4, cancella per l’albergatore il ruolo di agente contabile per la riscossione della tassa di soggiorno, con l’effetto che l’accusa per il suocero di Conte non è più di peculato punibile con il carcere, ma di semplice evasione fiscale, per la quale te la cavi con una sanzione amministrativa».

“Un colpo di manina nel decreto da 500 pagine”

«Trattandosi di 2 milioni sottratti ai cittadini commettendo un reato, ci aspettiamo le sdegnate reazioni, in particolare dagli esponenti del M5S. Peraltro, abbiamo sempre denunciato che un decreto di 500 pagine e 266 articoli rende impossibile un serio esame da parte del Parlamento, così detestato dai grillini, e dunque facilita questi colpi di manina, quasi certamente all’insaputa del capo del governo. Glielo chiederemo con una interrogazione, visto che la firma in fondo al decreto è la sua».

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