Tumori, i ricercatori: con il Viagra minori rischi di morte per il cancro al colon retto

24 Ago 2020 8:07 - di Paolo Sturaro
tumori

Nuovo studio sui tumori e nuovi risultati. Sono farmaci utilizzati per il trattamento della disfunzione erettile. Il più famoso è la pillola blu, il Viagra. La loro utilità potrebbe però andare oltre quello che succede sotto le lenzuola. Un nuovo studio di Lund University e Region Skåne in Svezia, pubblicato su Nature Communication, li associa  infatti alla diminuzione dei rischi negli uomini con cancro del colon retto.

Tumori e pillole blu, il potenziale anticancro

Il potenziale anticancro di questa classe di farmaci, inibitori dell’enzima Pde5 come appunto il sildenafil, è stato esplorato dai ricercatori analizzando e collegando diversi registri. E identificando così tutti i pazienti maschi svedesi con cancro del colon retto che avevano utilizzato una di queste molecole dopo la diagnosi dei tumori. In tutto ne hanno identificato 1.136).

La metastasi era inferiore

Durante il periodo di follow-up, tra chi aveva assunto i farmaci in questione circa il 10,2% era morto di cancro del colon retto. Mentre la probabilità di morire era del 17,5% nei pazienti che non avevano usato inibitori della Pde5  (11.329). Dopo aver considerato fattori clinici confondenti, il rischio relativo di morte da cancro del colon retto è risultato inferiore del 18% tra i pazienti che usavano i farmaci. Anche il rischio di metastasi era inferiore.

Intervento chirurgico “a cielo aperto”

«L’effetto protettivo – aggiunge inoltre una ricercatrice del team che ha condotto lo studio, Wuqing Huang – era ancora più forte negli uomini che usavano questi farmaci dopo aver subìto un intervento chirurgico “a cielo aperto”. Questa scoperta fornisce la prima prova basata sull’uomo in termini di effetto contro i tumori degli inibitori della Pde5 sul cancro del colon-retto».

La progressione dei tumori

Già «evidenze precliniche avevano suggerito» il potenziale di questi farmaci nel «rallentare la crescita e la progressione dei tumori nei topi». Ora «dati medici del mondo reale», conclude l’esperta, sembrano andare nella stessa direzione. Anche se, commenta un altro scienziato coinvolto nel lavoro, Jianguang Ji, «i risultati osservati devono essere interpretati con cautela poiché si tratta di uno studio osservazionale e i meccanismi biologici devono essere ulteriormente esplorati».

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