Bellanova ora fa la guerra ai supermercati: «Basta sconti». Un’altra botta alle famiglie italiane

17 Set 2020 13:19 - di Milena Desanctis
Bellanova

Non bastava la sanatoria degli immigrati, ora il ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova dichiara guerra ai supermercati. «Alla grande distribuzione faccio un appello: non voglio più vedere campagne di sconto ripetute, perché quello sconto qualcuno lo sta pagando. O l’imprenditore e i suoi dipendenti o il consumatore perché magari sta acquistando un prodotto che in quel momento paga di meno, ma che poi paga la collettività».

La Bellanova attacca le grandi catene di distribuzione

La ministra renziana ora attacca le grandi catene che vendono prodotti alimentari. Lo scrive Il Tempo in un ampio articolo dal titolo Governo, così fanno la guerra ai supermercati. Il ministro Bellanova vuole decidere i prezzi: stop agli sconti. Ne ha parlato durante un incontro con le associazioni del settore a Torre del Lago, in Toscana. A suo avviso i supermercati sono responsabili  di deprezzare i prodotti made in Italy. Per la Bellanova bisogna archiviare la politica delle grandi catene commerciali che, in questo periodo di profonda crisi delle famiglie, hanno praticato prezzi più bassi.

I prezzi praticati dai supermercati

Chiaramente è consapevole che non può direttamente intervenire sui prezzi praticati dai supermercati e così lancia un appello. «Io non posso fare un decreto sul prezzo di vendita dei prodotti. Posso però richiamare al senso di responsabilità. La grande distribuzione ha il compito di saper valorizzare meglio i prodotti made in Italy. Che si tratti di un frutto, di una pianta o di un fiore, noi dobbiamo rendere trasparente al consumatore che cosa stiamo vendendo. Dobbiamo anche rendere chiaro sia nel nostro Paese che all’estero perché il made in Italy costa di più. Perché se noi mettiamo sullo stesso piano qualcosa che è stato prodotto in Italia con le norme della buona coltivazione, con il rispetto dell’ambiente, con tutto quello che viene da Paesi dove magari si sfruttano i bambini o dove il diritto del lavoro non esiste, noi non facciamo un servizio di chiarezza al consumatore».

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