Charlie Hebdo, quella frase di Macron sulla blasfemia che rimanda alle stragi in Vandea
Ha preso il via ai primi di settembre il processo per l’attentato terroristico alla sede parigina del settimanale Charlie Hebdo. Sul banco degli imputati 14 persone, accusate di aver aiutato i responsabili degli attacchi del 2015. Il trio di jihadisti, i fratelli Saïd e Chérif Kouachi e Amédy Coulibaly, fece 17 vittime in tre giorni.
Ripubblicate le vignette blasfeme
La redazione di Charlie Hebdo, dopo dopo cinque anni, ha deciso di ripubblicare le numerose vignette nelle quali si prendeva in giro Maometto e, più in generale, l’Islam, e che furono all’origine del feroce atto terroristico. Naturalmente la decisione ha avuto gli applausi di tutti i propugnatori del pensiero politicamente corretto come grande manifestazione del libero pensiero e della adesione incondizionata alla coraggiosa scelta degli allora collaboratori del giornale parigino.
Un remake che qualcuno non avrà gradito
Fin qui nulla di strano o di disdicevole salvo la perplessità che nasce dal fatto che sappiamo che nel mondo girano ancora, spesso indisturbati, i fratelli minori degli autori di quell’orrenda strage che, per quanto ne sappiamo non saranno precisamente lieti di tale remake, e che potrebbero per tale motivo colpire magari in altre parti del mondo con pari efferatezza.
La frase del presidente Macron
Quella che invece appare, a nostro avviso decisamente sconcertante, anche se non inattesa e tutto sommato neanche falsa, è la frase attribuita all’ineffabile Emmanuel Macron il quale testualmente ha affermato che “in Francia c’è libertà di blasfemia”.
Le stragi contro i cattolici in Francia
Ora, a prescindere dalla natura urticante di tale affermazione, non si può negare che, storicamente, ci sia del vero nel dire del Presidente. Pensiamo ai due studenti che, durante il Sessantotto francese, si lasciarono andare ad atti sessuali sull’altare Maggiore della cattedrale di Notre Dame. E andando ancora più indietro risaliamo alle stragi di Vandea e Bretagna commesse contro i sacerdoti cattolici e i loro parrocchiani durante la rivoluzione francese. In quel periodo la furia giacobina si abbatté sulle realtà religiose esistenti e operanti in quelle regioni ed anche altrove. Altro che quattro vignette su un giornale satirico!
Sul punto, allora, ci è caro ricordare quanto disse Charles Maurras presidente dell’ Action Francaise e direttore dell’omonimo giornale negli anni Trenta: “La grande rivoluzione viene così chiamata perché da essa derivarono tutti i grandi mali della Francia”.