Referendum, Fratelli d’Italia: noi coerenti. Bene il taglio, ma ora avanti tutta con le riforme

21 Set 2020 17:35 - di Redazione

Ben venga il taglio dei parlamentari, ma ora avanti tutta con la riforma organica della Costituzione. Fratelli d’Italia, unico partito a non chiedere il referendum, non cambia idea. E conferma il suo no a ritocchi spot che hanno il sapore della demagogia grillina. O dei tatticismi dem per non rompere gli sgangherati equilibri con gli alleati. Lo spiega bene Isabella Rauti che fa il punto dell’esito referendario. “Noi siamo da sempre favorevoli al taglio dei parlamentari e abbiamo votato in questo senso in Parlamento”, premette la senatrice. “Non credevamo che la strada giusta fosse quella del referendum, che ormai comunque c’è stato. Andava accompagnato da riforme che sanassero alcuni aspetti, a cominciare da quella elettorale”. Non a caso una parte dell’elettorato di destra, militanti e non, ha scelto liberamente il No opponendosi a una riforma incompleta che, da sola, riduce la rappresentatività elettorale dei territori. E attratto dalla prospettiva di dare una spallata simbolica ai 5Stelle.

Fratelli d’Italia: noi coerenti. Ora avanti con le riforme

“Anche se non ci fossero i primi dati, era di tutta evidenza che il sì fosse in nettissimo vantaggio”.  Così Ignazio La Russa di fronte ai primi exit poll che fotografano il vantaggio del fronte del sì.  ”Fosse dipeso da Fdi – sottolinea l’ex ministro – questo referendum confermativo non ci sarebbe mai stato. Nessun deputato e senatore di Fdi, infatti, ha firmato perché si svolgesse la consultazione. Per noi – sottolinea il senatore di FdI – il dato si era concluso con il voto in Parlamento. E anche per questo non abbiamo avuto bisogno di fare tanto sforzo in campagna elettorale, né nell’una, né nell’altra direzione”.

Il sì è solo un punto di partenza

“Abbiamo però fatto notare – aggiunge La Russa – a chi ha voluto dare valenza politica al no, che era più corretto non dare alcuna valenza politica a un referendum confermativo. Per non regalare argomenti a chi non ha diritto di averli, in particolare i Cinquestelle”.  Insomma del voto popolare per incorniciare il fiore all’occhiello della demagogia grillina non si sentiva alcun bisogno. “Il sì – insiste il senatore – è il frutto di un voto dal punto di vista parlamentare molto ampio. Che ci ha visto votare con grande coerenza sempre a favore. Anche se abbiamo sempre sottolineato che la scelta di questa riforma, senza alcun aggancio ad altre modifiche della Costituzione non ci soddisfaceva. Ma era pur sempre un punto di partenza”.

Anche Achille Totaro si dice soddisfatto dei dati sul referendum a condizione che si vada avanti. “Senza Fratelli d’Italia, che ha dato coerentemente indicazione per il sì, questa riforma non sarebbe mai passata in Parlamento. Ma ora vanno fatte le altre, affinché questa non resti monca”. Il partito di Giorgia Meloni, al contrario del Pd che in Aula ha sempre bocciato la riforma taglia-eletti e poi ha virato per il sì al referendum, è storicamente favorevole a una riforma strutturale della Costituzione in senso presidenzialista. E non si accontenta della riduzione del numero degli eletti.

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