Torino, Zerocalcare in pena per i poveri antifascisti: non li allontanate da mammà!

2 Set 2020 16:17 - di Valeria Gelsi
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Il convegno negazionista delle foibe nella settimana del Giorno del Ricordo; il tentativo di aggressione agli studenti del Fuan; gli scontri con la polizia; gli arresti. Poi il giorno dopo, indossata la maschera delle vittime, il corteo di protesta con lancio di uova e diktat su chi può o non può avere spazio all’università. A febbraio gli antifascisti di Torino si sentivano evidentemente padroni dell’università e della città. Ora la magistratura ricorda loro che non è esattamente così: la richiesta dei pm per i protagonisti di quelle giornate folli è il divieto di dimora. La misura, che sarà in discussione venerdì al Tribunale del Riesame, suscita però la reazione preoccupata di Zerocalcare.

Zerocalcare preoccupato per i poveri antifascisti

Il vignettista, all’anagrafe Michele Rech, ritiene che vi sia “una sproporzione e un’assurdità” nella richiesta. Perché, poverini, quei ragazzi che in genere vogliono mettere al bando chiunque la pensi diversamente da loro come possono ritrovarsi al bando loro? E, soprattutto, come possono sopravvivere lontani da mammà? Chi comprerà le uova che poi lanceranno nei cortei?

“Devono stare in famiglia”

“Non far studiare dei ragazzi, non farli lavorare, non farli stare in famiglia è la cosa più disgregante che ci sia e non credo ci sia alcun vantaggio nel punire così le persone”, sostiene a proposito degli antifascisti Zerocalcare, che pure la storia da cui tutto questo scaturisce se la racconta un po’ a modo suo. Il vignettista, infatti, parla di “una giornata di tensione, generata dalle provocazioni dei neofascisti che sono andati a contestare l’iniziativa autorizzata organizzata dall’Anpi“. Siamo al capovolgimento della realtà: la legittima “iniziativa autorizzata” infatti era un convegno negazionista delle foibe il cui titolo era tutto un programma, “Fascismo-Colonialismo-Foibe. L’uso politico della memoria per la manipolazione delle verità storiche”; “la provocazione” dei fascisti, poi, era un volantinaggio nel quale gli studenti del Fuan semplicemente ricordavano che “la verità non può essere infoibata”.

Il convegno negazionista delle foibe e gli scontri con la polizia

Ne seguirono scontri tra polizia e antagonisti, che quel giorno cercarono di aggredire gli studenti del Fuan e il giorno dopo, non essendoci riusciti, scatenarono un altro parapiglia lanciando uova in corteo, pretendendo che il rettorato cacciasse “i fascisti” dall’università e occupandosi personalmente di devastare l’aula Paolo Borsellino in uso al Fuan. Ma, in fondo, ci spiega ora Zerocalcare che quegli antifascisti sono delle così tranquille persone. “Sono state richieste 31 misure. Misure – rimarca – che riguardano anche studenti e persone incensurate, che ora si trovano ai domiciliari o con l’obbligo di firma giornalieri o addirittura con il divieto di dimora a Torino. Cosa assurda – dice Zerocalcare – se consideriamo che si tratta di studenti molto giovani, nati e cresciuti a Torino, che abitano in famiglia e non si capisce ora dove debbano andare a vivere, persone che non hanno il reddito per risedere fuori dalla loro città, persone che potrebbero perdere il lavoro”.

Il “gombolotto” colpisce anche i compagni

Ed è così che, in un crescendo drammatico, questa vicenda dà anche a Zerocalcare l’occasione di confermare le sue capacità narrative. Dopo l’arringa commovente sulle piccole fiammiferaie dell’antagonismo torinese, ecco infatti che arriva quella accusatoria contro l’uomo nero (o in nero) che risiede nei palazzi di giustizia. “A me sembra che la Procura torinese abbia un accanimento verso certe situazioni. Si pensi Maria Edgarda Marcucci che, andata a combattere in Kurdistan contro l’Isis insieme alle combattenti curde, una volta tornata a Torino è stata sottoposta ad un regime di sorveglianza speciale molto rigido. Mi sembra, quindi, che in generale ci sia un grosso accanimento verso chi in qualche modo esprime dissenso in quella città”. Quanto più in generale all’Italia, invece, per Zerocalcare il problema è un altro. “C’è un clima culturale in questo Paese che tende a equiparare fascisti e antifascisti come se tutti avessero la stessa dignità e peso storico. E non è così”, disse quello che difendeva i negazionisti delle foibe.

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